Negoziati Serbia-Kosovo, ancora un nulla di fatto. E Belgrado attacca l'Unione europea

I veti incrociati ostacolano la trattativa sotto la mediazione della Ue, che si protrae dal 2011. "Bruxelles restituisca il mandato all'Onu"

Cittadini serbi del Kosovo

Cittadini serbi del Kosovo

Bruxelles (Bellio) - Negoziati Serbia-Kosovo sotto l'egida Ue, ancora un nulla di fatto. E Belgrado attacca l'Unione europea. La dirigenza serba, all'indomani del nuovo nulla di fatto nella sessione negoziale con Pristina ieri a Bruxelles, si chiede se l'Unione europea debba continuare a mediare nel dialogo se non è in grado di costringere la parte kosovara a rispettare gli accordi conclusi finora.

"Se la Ue non è in grado di portare a compimento il processo di normalizzazione dei rapporti, sarebbe corretto che ammetta di non poterlo fare, e che restituisca alle Nazioni Unite il mandato di mediazione in tale negoziato", ha detto oggi Milovan Drecun, capo della commissione per il Kosovo al parlamento serbo. Il dialogo tra Belgrado e Pristina con la mediazione Ue va avanti dal 2011. Ieri, la sessione negoziale a livello di esperti e capi delegazione si è svolta soltanto con incontri bilaterali separati che le due parti hanno avuto con il mediatore europeo Miroslav Lajcak, senza una riunione a tre e un faccia a faccia diretto tra i rappresentanti serbi e kosovari.

Questo per il rifiuto di Pristina di affrontare il tema della creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, un organismo previsto da un accordo del 2013 e che per Belgrado è fondamentale, ma del quale la parte kosovara non vuol sentir parlare ritenendo tale Comunità di serbi contraria alla costituzione del Kosovo che vieta la creazione di entità monoetniche. Belgrado ritiene inammissibile e ormai insostenibile una situazione nella quale Pristina si rifiuta regolarmente di rispettare i contenuti degli accordi già conclusi, tanto più se si considera che per la Serbia la Comunità delle municipalità serbe in Kosovo è un punto irrinunciabile per la prosecuzione del negoziato. Per Drecun, non si può parlare di altri temi in agenda se Pristina non rispetta gli impegni assunti e si rifiuta di attuare quanto concordato non solo sulla Comunità ma anche in materia di energia, libertà di movimento, giustizia, difesa della proprietà.

E il principale responsabile di tale situazione, per Belgrado, è il premier kosovaro Albin Kurti secondo il quale l'esito del dialogo dovrà necessariamente essere il reciproco riconoscimento fra Serbia e Kosovo. Cosa, questa, che Belgrado esclude categoricamente. I veti incrociati ostacolano dunque i negoziati e l'Unione europea non sembra avere la forza e l'autorevolezza per forzare la mano.