Afghanistan, Putin offre agli Usa le sue basi in Asia per controllare i Talebani

L'avanzata degli studenti di teologia verso Kabul sembra irreversibile e spinge ad allearsi anche i nemici storici. La Turchia vuole l'aeroporto della capitale

Un avamposto dei Talebani, ormai pronti a prendere Kabul ai governativi

Un avamposto dei Talebani, ormai pronti a prendere Kabul ai governativi

Kabul - Per la prima volta nella storia delle relazioni tra Usa e Russia. Vladimir Putin avrebbe offerto agli Stati Uniti la possibilità di usare due basi militari russe in Kirghizistan e Tagikistan per coordinare gli sforzi di Mosca e Washington per controllare la situazione in Afghanistan nel corso del vertice di Ginevra con Joe Biden il mese scorso, ha scritto il quotidiano Kommersant. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, non ha né smentito né confermato la notizia, pur confermando che i Presidenti di Russia e Stati Uniti hanno discusso di Afghanistan. Nel Paese intanto l'avanzata degli studenti di teologia verso Kabul avanza, come nella metà degli anni '90.

Non a caso, quindici missioni diplomatiche - tra cui quella italiana - e il rappresentante della Nato in Afghanistan, hanno esortato oggi i Talebani a fermare le loro offensive militari nel Paese, poche ore dopo la conclusione senza un accordo dei colloqui di pace a Doha con il governo di Kabul. Una delegazione di leader afgani ha incontrato la leadership politica dei talebani nella capitale del Qatar durante il fine settimana senza registrati sostanziali progressi. Le due parti si sono impegnate a proseguire i negoziati in un prossimo futuro, ma i Talebani non hanno menzionato alcuno stop all’escalation delle violenze in Afghanistan.

“Questo Eid al-Adha, i talebani dovrebbero deporre le armi per sempre e mostrare al mondo il loro impegno per il processo di pace”, hanno detto le 15 missioni diplomatiche e il rappresentante della Nato, riferendosi alla festa musulmana di martedì in Afghanistan. Frizioni crescenti in vista anche tra i Talebani e la Turchia, che vorebbe controllare l'aeroporto di Kabul dopo il ritiro americano. «Dal nostro punto di vista, al momento, l’approccio dei Talebani non è quello che un musulmano dovrebbe avere verso un altro musulmano», ha aggiunto Erdogan, invitando i miliziani islamisti a porre fine alla loro «occupazione» e a «mostrare al mondo al più presto possibile che la pace può prevalere in Afghanistan».

Turchia e Stati Uniti conducono da settimane trattative sull’eventuale missione di Ankara, che manterrebbe a Kabul i circa 500 soldati impiegati finora, senza inviare ulteriori truppe. Il governo di Erdogan ha tuttavia chiesto all’Alleanza, e in particolare a Washington, supporto finanziario, logistico e diplomatico per proseguire l’impegno militare sul terreno. I Talebani si oppongono alla presenza della Turchia, affermando che il suo esercito deve ritirarsi come quello degli altri Paesi e definendo l’eventuale permanenza «con qualsiasi pretesto come un’occupazione».  L’ultimo round di negoziati inter-afgani si è concluso senza una svolta, con il governo afgano e i talebani che si sono impegnati in una dichiarazione congiunta a incontrarsi di nuovo e accelerare i colloqui di pace di alto livello a Doha, in Qatar.

La dichiarazione, rilasciata dopo due giorni di negoziato, contiene anche l’impegno delle due parti a salvaguardare le vite dei civili, le infrastrutture e i servizi nel paese devastato dalla guerra. Entrambe le parti “si rendono conto della necessità di un accordo che possa affrontare gli interessi e le richieste di tutte le donne e gli uomini dell’Afghanistan alla luce dei principi islamici” e “sono determinate a rimanere impegnate in negoziati ad alto livello per raggiungere un tale accordo e a proseguire tali incontri per questo obiettivo”, si legge nella dichiarazione riportata dalla stampa locale. Il capo supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, si e’ detto “fortemente a favore” di un accordo politico che ponga fine al conflitto in  Afghanistan.

Le ultime operazioni sul campo hanno visto i ribelli lanciare un’imponente offensiva in coincidenza con il ritiro delle truppe Usa e Nato. “Nonostante i successi militari e i progressi, l’Emirato Islamico e’ fortemente a favore di un accordo politico nel Paese e a ogni opportunita’ per l’instaurazione di un sistema islamico”,hanno spiegato i Talebani, precisando che “la pace e la sicurezza che si presenteranno saranno utilizzate dall’emirato islamico”. Il messaggio e’ stato emesso a pochi giorni dalla festivita’ islamica di Eid al-Adha e il giorno dopo la ripresa dei colloqui di Doha tra talebani e governo, che vedono i primi forti di un potere contrattuale molto maggiore in seguito alla loro avanzata.