Arrigo Sacchi: "Bravo Gattuso, vera anima milanista"

L'ex allenatore del Milan parla di Gattuso e del grande lavoro che sta svolgendo

Arrigo Sacchi, l'allenatore che ha segnato un'epoca (Ansa)

Arrigo Sacchi, l'allenatore che ha segnato un'epoca (Ansa)

Milano, 22 marzo 2018 - Parla davanti  ad una platea di giovani sportivi Arrigo Sacchi. Per tutti è il professore. Dispensa pillole di saggezza, utili consigli da custodire gelosemente. «Ho iniziato nella seconda categoria e le ho fatte tutte. Cio che mi dà piu orgoglio è il fatto di non esseremai stato esonerato. Eppure l’inizio di ogni partita era sempre un disastro...». Applausi. Sorrisi. Aneddoti. «Mi dimisi al Bellaria dopo 5 partite, ma il presidente mi disse...“Perche?“ Avevo 31 anni, anche i calciatori dicevano: o è un genio o un pazzo perche ci sta facendo fare cose mai viste».

Salto nel tempo. In un calcio che è cambiato. «Io dico che piu sei competente e piu sei paziente. Per affrontare i momenti di difficoltà non ci si realizza solo davanti alla vittoria, ma pure di fronte ad una sconfitta. Il calcio è sport di squadra, la componente fondamentale è la qualita, ma un gruppo senza affinita non basta. Serve la modestia per essere una squadra, e poi l’etica del collettivo, il senso di appartenenza, il sacrificio, il correre e il lottare per i compagni». Tutte caratteristiche che hanno sempre contraddistinto un certo Rino Gattuso, l’allenatore che ha riportato il Milan su livelli che più gli competono. «Se mi aspettavo che Ringhio facesse così bene da subito? Ci speravo. Lui conosce il Milan e ha fatto capire un po’ a tutti che devono essere orgogliosi di essere in questa società, di indossare questa maglia. Ricordo che il Milan è uno dei più grandi club al mondo, il mio Milan del 1989 è stata definita la squadra più forte di sempre e quindi questi giocatori devono essere onorati di essere al Milan. Se è una squadra da Champions League? È un Milan che è partito con l’handicap, quello che verrà vedremo...».

Pillole finali  sparse dell’uomo di Fusignano. Dall’Inter («Con tutto quello che hanno speso i dirigenti sarebbe grave che mancasse la qualità nella squadra») alla Juve («Hanno un vero top player e lo hanno preso dal Napoli, sono l’esaltazione delle idee e dei valori anche se non sempre giocano bene. Sono favoriti per lo scudetto e possono dare fastidio al Real Madrid»), da Di Biagio («Lo conosco avendolo avuto come osservatore delle giovanili, è un esempio di serietàe intelligenza, può essere la persona giusta da cui ripartire») a Sarri («Fa giocare bene la squadra anche se non ha calciatori d’esperienza, ma lavora bene sul gruppo», fino a chiudere con Conte: «Un professionista vero. “Senza ossessione non c’è arte“ diceva Pavese. Antonio ha ossessione del proprio lavoro. Come succedeva a me»

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