Milan, ora Gattuso deve sperare nel passo falso di Spalletti

Gigio para, Piatek torna a "sparare". Ma il sogno Milan dipende dall’Inter

Piatek

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Milano, 20 maggio 2019 - Una partita infinita. Un’altalena di emozioni. Quattro ore e mezza fra paura, sollievo, gioie, lacrime, applausi e speranze. Soprattutto attesa. Fino alla delusione, al momento dei verdetti clamorosi arrivati poco prima delle 22.30, ma non da San Siro (dove il Milan aveva fatto la sua parte, sbarazzandosi per 2-0 non senza fatica del retrocesso ma orgoglioso Frosinone) bensì da Torino e da Napoli: perché se è vero che il pareggio dell’Atalanta sul campo della Juventus e il tonfo dell’Inter al San Paolo lasciano i rossoneri quinti ad un solo punto dalle rivali, è pur vero che la giovane banda di Gattuso non è padrona del proprio destino. La porta della Champions è ancora aperta ma domenica prossima il Milan dovrà vincere a Ferrara augurandosi allo stesso tempo un passo falso di una delle due rivali, che giocheranno entrambe in casa. Insomma, nel mirino non solo i bergamaschi ma pure i “cugini”. Insomma, serve un mezzo miracolo per far sognare il Milan e i suoi tifosi, anche ieri accorsi in più di 60mila sugli spalti (nonostante il pomeriggio autunnale) per festeggiare il terzo successo di fila.

A fare la differenza la manona di Donnarumma (che ha intercettato il rigore di Ciano ad inizio ripresa) e poi i piedi “educati” di Piatek e Suso, nei primi venti minuti della ripresa. “La prodezza di Gigio è la sintesi perfetta della stagione”, commenta l’allenatore rossonero, evidenziando che dall’incubo è arrivata la scossa vincente, come in altre circostanze. Ma quello di ieri è stato pure il giorno dei saluti. Per tanti rossoneri addirittura la gara dell’addio (commovente quello di Ignazio Abate a lungo applaudito), per molti altri un arriverderci. Magari potrebbe esserlo anche per Rino Gattuso, cui andrebbe fatto un monumento in caso di obiettivo Champions raggiunto, considerate le peripezie della stagione. “Intanto siamo certamente in Europa ed è merito dei ragazzi che mi hanno seguito e del mio staff. Ringrazio sin d’ora questa società che mi ha permesso di fare un certo tipo di percorso e spero di proseguire il mio lavoro qui, anche se da luglio ho sentito che avrei dovuto lasciare il club. Ma la classifica parla da sola, l’unico vero rimpianto è l’eliminazione ai gironi di Europa League. E fino alla fine proveremo ad andare in Champions”.

Ringhio non si ferma, si prende i suoi giusti meriti e per la prima volta parla anche di se stesso: “Devo prendere ancora tante legnate, sono giovane e qualcosina va migliorata. Però mi sento bravo e lo dico senza presunzione. L’affetto che mi hanno dimostrato i tifosi è straordinario, vuol dire che qualcosa ho fatto per questa maglia, e non solo da giocatore”. Tanti applausi anche per Piatek, tornato al gol dopo 564 minuti (47 giorni). Con quello di ieri in tutto sono trenta stagionali: “E’ stato un momento difficile per me perché non ho segnato per diverse partite. Oggi era importante per la squadra, non solo per me, perché il primo tempo è stato molto difficile. Per la Champions ci proveremo sino all’ultimo, ora pensiamo solo a vincere a Ferrara...”.

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