Atalanta-Milan: Boban, è stata quasi una resa. "Imbarazzanti"

Il croato conferma Pioli (per ora) e si affida al mercato: "Vediamo come potremo muoverci, qualcosa dobbiamo fare per forza"

Boban (LaPresse)

Boban (LaPresse)

Milano, 23 dicembre 2019 - Desolazione, rabbia e nessuna voglia di credere più alla barzelletta dei giovani. Il tifoso del Milan alza bandiera bianca, dopo una disfatta come quella di ieri a Bergamo: uno 0-5 senza appello, che lascia il Diavolo in quel decimo posto emblema della sua totale mediocrità. Perché, inutile negarlo, questa squadra non ha capo né coda, qualitativamente è poca cosa e sembra sciogliersi come neve al sole appena incontra formazioni di un certo lignaggio. In questo triste quadro di nobile decaduta che ha vestito i panni della provinciale (provinciale di lusso, s’intende, visto l’alto monte ingaggi) la dirigenza del Milan cosa fa? Difende il suo allenatore, come è giusto che sia.

«Avanti con Pioli? Non ci sono dubbi», ha sentenziato Boban, ma non sembra avere idee su come raddrizzare una stagione iniziata male e che sta peggiorando di giorno in giorno. O forse sì, ma nessuno del fondo Elliott, né tantomeno quel Gazidis che ancora non si è capito di preciso quale sia il suo operato, si espone. Lasciando il solo Boban, triste al pari di tutti i tifosi, da solo davanti alle telecamere. «Un Milan imbarazzante. E’ stata una bruttissima batosta, non ce l’aspettavamo. Una prestazione tremenda sotto tutti i punti di vista. Fa molto male». E ancora: «Volevamo essere subito competitivi. Ma ricreare il Milan di Berlusconi in uno o due anni e’ impossibile». Il dirigente croato non può spiegare quale sarà il percorso del Diavolo nel prossimo mercato e a precisa domanda non si nasconde: «Vediamo cosa si potrà fare, in base alle nostre possibilità – le sue parole – cercheremo di fare del nostro meglio rispetto a quello che potremo fare e che ci permetteranno di fare per migliorare la squadra».

Chiaro riferimento, quel «permetteranno», rivolto a chi gestisce il patrimonio del Milan. Vale a dire Elliott. Con Ibrahimovic che appare ormai lontano dai lidi rossoneri e vicino al ritiro («Aumenterebbe determinazione e voglia», ha ripetuto come quasi fosse un ultimo grido disperato Pioli), il Milan si guarda attorno: tramontato Mandzukic, pronto per il Qatar, nei discorsi con Raiola è spuntato Kean, ma la dirigenza rossonera ha manifestato più interesse per Haaland. Ma sul 19enne norvegese c’è troppa concorrenza. Arriverà comunque un attaccante: difficile che il Real faccia partire Jovic, mentre Mariano Diaz è un profilo che piace meno. L’idea è offrire a Pioli un rinforzo per reparto: in difesa il nome è Todibo, 20enne del Barcellona, mentre per Matic c’è il problema ingaggio da 7 milioni a stagione. In uscita Rodriguez, Borini e Kessie, nonostante le recenti dichiarazioni del diretto interessato e l’impiego costante che Pioli gli sta garantendo.

Da Parigi assicurano che è già partita la trattativa con il Psg per Paquetá. Il Milan non si opporrà (i fondi devono guadagnare, questo conta). Di certo Pioli si è giocato il bonus e ora non potrà più fallire, complice un calendario che metterà di fronte ai rossoneri Sampdoria, Cagliari, Udinese, Brescia e Verona. Anche se i tifosi rossoneri, oggi, il solito ritornello dei giovani di belle prospettive da inserire gradualmente in un organico competitivo non lo possono più digerire: piuttosto Elliott e la dirigenza rossonera dicano a chiare lettere che, nei prossimi 3-4 anni, prendere cinque gol a Bergamo sarà la normalità. Per una grande decaduta, vestita per le feste di Natale da novella provinciale.

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