Corso Buenos Aires, la pista ciclabile senza pace

Per i ciclisti servono cordoli contro gli incidenti, negozianti critici sull’eliminazione dei parcheggi

Pista ciclabile

Pista ciclabile

È la pista ciclabile della "discordia" e continua ad esserlo, anche se è passato più di un anno da quando è stata "bianchettata". La polemica sul percorso per la mobilità dolce in corso Buenos Aires si conferma "calda". Non solo per la manifesta ostilità di molti commercianti che cova sempre sotto la cenere. Il percorso riservato ai mezzi non motorizzati sta diventando uno dei principali terreni di scontro dei due principali sfidanti nella corsa a Palazzo Marino, il primo cittadino Beppe Sala e il candidato del centrodestra Luca Bernardo. Si aggiungono malumori anche fra alcuni "utenti finali", vale a dire ciclisti e conducenti di monopattini, secondo cui "così com’è non va bene".

«È un’infrastruttura necessaria ma da riformare. È facile per le macchine invadere la corsia: basterebbe proteggere tutto il tracciato con dei cordoli per aumentare la sicurezza" riflette Marco Brignoli, abituato ad utilizzare l’asse di Buenos Aires in bici per muoversi fra centro e periferia. "La corsia è comoda. Ma la bilancia pende più dalla parte dei problemi: restringimento di carreggiata, traffico ingolfato e possibilità di incidenti per chi come me va in giro in monopattino. Bisogna stare attenti alle macchine ma anche alle buche. Io ho già forato tre volte" aggiunge Andrea Valentini, pizzaiolo abituato a venire al lavoro sulla “tavoletta” elettrica.

E i pubblici esercizi? Davide Lagiannella del bar “Sali e tabacchi” premette che è del "partito" dei favorevoli ("se Milano vuole essere una città internazionale non può fare a meno delle piste ciclabili") ma - aggiunge - "ritengo sia doveroso un ritocco: più di una volta ho assistito a incidenti a causa delle portiere che aprono improvvisamente, facendo capitolare i ciclisti a terra". Un restyling è previsto ad agosto nel tratto fra piazza Oberdan e viale Tunisia: in merito è in programma un incontro tecnico settimana prossima fra delegati di Confcommercio e Comune. Lo scorso mese era stato annunciato l’allargamento del marciapiede, della ciclabile e della corsia per le auto, la cancellazione della sosta in carreggiata (tranne per taxi, alberghi e qualche moto). Per il carico e scarico si ricaveranno spazi agli incroci. "Le auto potranno sostare nelle vie laterali e nei parcheggi sotterranei" aveva detto l’assessore alla Mobilità, Marco Granelli. «Ma già adesso è difficoltoso il carico-scarico: gli stalli riservati sono spesso occupati dai mezzi privati" rileva Tina Rossi della boutique “Miss Marilyn”. Francisco Guzzo, titolare di “Piadiamo”, è critico sulla cancellazione dei posti auto: "Quando ho aperto cinque anni fa per affittare un negozio in zona c’era la fila. Adesso è diverso: le difficoltà a trovare un parcheggio hanno già spinto molti clienti dalle province verso i centri commerciali e anche molti marchi che prima avevano una vetrina in Buenos Aires sono “emigrati”. Di questo passo la “Fifth Avenue” meneghina diventerà un viale del tramonto". Per Martin Gonzales, ambulante da 20 anni sul corso, quella di Buenos Aires è una "pista paradossale": "Nata con l’obiettivo di diminuire lo smog lo ha in realtà innalzato. A causa delle lunghe code ai semafori gli scarichi delle auto sono aumentati".  

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