Casi camici, "Le accuse a Fontana stanno in piedi, ma i pm usino buonsenso"

Piero Bassetti, il primo presidente della Regione Lombardia: un conto sono le decisioni in tempo di pace, un conto quelle in tempo di guerra

Da sinistra il governatore Attilio Fontana, 68 anni, e Piero Bassetti, 91

Da sinistra il governatore Attilio Fontana, 68 anni, e Piero Bassetti, 91

Milano, 27 luglio 2020 - Piero Bassetti, classe 1928, primo presidente della Lombardia, dal ’70 al ’74, una lunga carriera politica e imprenditoriale. Il governatore Fontana è indagato nell’inchiesta sulla fornitura dei camici, la notizia arriva dopo settimane di accuse mosse alla Regione sulla gestione della crisi Covid. "La gestione regionale dell’emergenza è sotto accusa, sì, ma le dico subito che non presterò il fianco a polemiche, non mi schiero con chi la difende, né con chi la accusa. La mia opinione parte da un principio".

Ce lo dica. "Un conto è prendere decisioni in tempo di pace e un conto è prenderle in tempo di guerra. Il Covid ha generato una emergenza complessa, imprevista, per nulla facile da gestire".

Sta dicendo che acquistare camici per un valore di quasi 600mila euro da un’azienda “di famiglia“ generando uno smaccato conflitto di interessi, può essere stata la inevitabile conseguenza di un certo periodo? "L’accusa della Procura oggi c’è, sta in piedi, però penso che in quel momento il conflitto di interessi andasse superato e che chi lo ha fatto, abbia fatto bene. Cioè, mi spiego: mi servono camici con urgenza, quell’azianda è in grado di fornirmeli subito e in quelle quantità richieste, allora vanno presi. Intanto penso a risolvere il problema".

Poi però tocca fare i conti con la giustizia. "Anche la giustizia deve usare il buon senso, cioè certe situazioni vanno analizzate nel complesso e bisogna tenere conto delle difficoltà, dell’emergenza di quel momento, per questo dico che ora nello sciogliere questa matassa giudiziaria-politica bisogna affidarsi tanto al buon senso".

Per lei il governatore Fontana, quindi, non ha sbagliato. "Secondo me ha sbagliato nel non spiegare subito il suo comportamento, cioè la sua scelta di privilegiare una azienda di cui evidentemente si fidava. Nel non dire subito perché e per quali motivi, era stato necessario “superare“ il problema del conflitto di interessi. Dopo di che, dall’assenza di una leale spiegazione, ne sono nati pasticci a catena infiniti".

«Assolve» la Regione anche in tema di gestione complessiva della crisi Covid? "Abbiamo avuto indici di malattia altissimi e il sistema tutto sommato ha retto. Ci abbiamo complessivamente cavato i piedi, nessuno dice che è stato fatto un ottimo lavoro. Certo, si poteva fare molto meglio. Gli ospedali hanno tenuto, la medicina territoriale, ad esempio, decisamente no".

La “strage dei nonni” nelle Rsa: lei pensa che ci siano colpe da parte di chi ha disposto di mandare i pazienti ex Covid acuti nelle case di riposo? "Penso che il vero crimine sarebbe stato non dare un letto a chi era ammalato. Questa disposizione serviva a liberare posti in terapia intensiva per curare gli acuti? Torniamo allo stesso punto. Emergenza a cui nessuno era preparato, quindi buon senso. Errori? Sì, se ne fanno".  

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