Fabrizio Corona sbotta al processo: "L'agente sta mentendo, in aula niente bugie"

L'ex fotografo dei vip non trattiene la rabbia, quando il testimone Luca Izzo dice che "Corona si candidò come infiltrato per la Procura di Milano"

Fabrizio Corona (La Presse)

Fabrizio Corona (La Presse)

Milano, 8 marzo 2017 - In Tribunale a Milano, si torna in aula con una nuova udienza del processo a Fabrizio Corona, imputato per intestazione fittizia di beni per quei 1,7 milioni di euro trovati nel controsoffitto della casa di una sua collaboratrice Francesca Persi. L'ex fotografo dei vip è piuttosto teso e, ad un certo punto, sbotta contro il pm Alessandra Dolci: "Il teste deve venire qua a dire la verità, non a mentire".  Poi, stizzito, un pugno sul tavolo e un calcio alla sedia. E ancora, scattando sul banco degli imputati con la voce rotta da un mix di commozione e rabbia: "Non posso ascoltare un rappresentate della Polizia di Stato continuare a dire cose del genere. Come fa a non ricordare cose fatte un mese fa?". Il riferimento è alle dichiarazioni rese in aula dal teste dell'accusa Luca Izzo, responsabile per la Questura di Milano della sezione reati contro il patrimonio. 

Izzo è il poliziotto che il 16 agosto scorso raccolse la denuncia di Corona sulla bomba carta scoppiata nella notte precedente davanti alla sua abitazione milanese di Via de Cristoforis, quella che poi sarebbe stata sequestrata dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano. Fu lui a condurre le indagini sulla presunta tentata estorsione del calciatore Giuseppe Sculli a danno dello stesso Corona. E sempre Izzo era presente anche alla deposizione resa da Persi e Corona l'8 settembre scorso, all'indomani del ritrovamento dei soldi nascosti nel controsoffitto di casa Persi. Quel giorno Corona entrò in Questura come persona offesa e nè uscì denunciato per intestazione fittizia dei beni. Nel verbale di sommarie informazioni testimoniali di quel giorno non si fa riferimento a domande relative ai soldi nel controsoffitto, ma soltanto ai presunti rapporti intrattenuti dall'ex fotografo con personaggi legati alla 'ndrangheta calabrese. Il che è un'anomalia, secondo l'avvocato Chiesa, che ha chiesto al testimone se l'argomento fosse stato affrontato in quell'occasione. "Sinceramente non ricordo se si sia parlato dei soldi", è stata la risposta del poliziotto. "Ma come? Sono stati trovati dei soldi in contanti a casa di Persi, la convocate in Questura e lei afferma che sono soldi di Corona. Allora mi pregate di chiamare Corona che a sua volta si presenta in Questura e nessuno chiede gli conto di quella somma?", ha incalzato l'avvocato Chiesa mentre Corona, seduto al suo fianco, si mostrava nervoso e stizzito. "Questo verbale di sommarie informazioni testimoniali è leggermente creativo", ha ammesso il presidente dei giudici della Prima Sezione Penale, Guido Salvini.

Secondo gli avvocati Chiesa e Sirotti, difensori di Corona, quello acquisito dal Tribunale "è un verbale a metà" dove inspiegabilmente mancherebbe tutta la prima parte della deposizione e dove sarebbero state volutamente riportate soltanto le dichiarazioni sui presunti rapporti tra l'ex fotografo e personaggi in odor di 'ndrangheta. A parlare di legami Corona-'ndrangheta - ed è questo un elemento nuovo emerso dall'udienza di oggi - è stata una fonte anonima ascoltata dalla sezione Tutela Donne e Minori della Polizia Locale di Milano. Racconto che poi è finito tra gli atti di indagine che hanno portato all'arresto di Corona per intestazione fittizia dei beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione delle norme patrimoniali relative alle figure di prevenzione.

Izzo ha tra l'altro riferito che quando si presentò in Questura, "Corona propose di fare l'infiltrato" nel tentativo di incastrare Sculli: in particolare "propose al magistrato di farsi microfonare per poi incontrare Sculli e provocarlo sulla vicenda della bomba carta". Il problema, ha messo ancora in chiesto il poliziotto testimone, è che questa sarebbe stata "un'attività contra legem" e perciò "non fu dato seguito alla richiesta". Sul banco dei testimoni questa mattina è sfilato anche il costruttore che realizzò i lavori nel controsoffitto dell'abitazione di Francesca Persi dove poi sarebbe stato occultato il denaro di Corona. L'uomo, di origine ecuadoregna, ha riferito di aver realizzato "due botole per poter accedere al controsoffitto, una sopra la porta di ingresso e la seconda in fondo al corridoio, poco prima del salotto". Al termine dell'udienza del processo, Fabrizio Corona si è rivolto ai cronisti dicendo: "Questa udienza è la vergogna delle vergogne e non dite che sono sofferente".

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