Bus a fuoco, i ragazzini eroi: "Ora dateci la cittadinanza italiana"

Ramy e Adam hanno salvato i compagni chiamando i soccorsi. Le loro storie e le loro speranze

Ramy insieme ai carabinieri

Ramy insieme ai carabinieri

Milano, 22 marzo 2019 - «Mio figlio è un eroe. Ora merita la cittadinanza italiana. Siamo egiziani. Sono arrivato in Italia nel 2001, mio figlio è nato qui nel 2005, ma siamo ancora in attesa di un documento ufficiale. Vorremmo tanto restare in questo Paese». Potrebbe essere presto accolto l’appello lanciato da Khaled Shehata, padre di Ramy, uno dei ragazzini-eroi del bus dirottato e dato alle fiamme dal suo stesso autista nella giornata di mercoledì sulla tratta Crema-Milano. Il ministero dell’Interno sta accertando la situazione del 13enne ed è pronto a farsi carico delle spese e a velocizzare al massimo le procedure per riconoscere la cittadinanza al piccolo eroe. Insieme ai coetanei Ricky e Adam, il giovane egiziano è uno degli studenti della media Vailati di Crema che, pur presi in ostaggio, sono riusciti a nascondere il cellulare al loro sequestratore e a chiamare i soccorsi. È anche grazie a lui se la vicenda dei 51 alunni tenuti in scacco per un’ora da Ousseynou Sy si è conclusa bene, a parte lo choc e qualche contusione. «Quel giorno dovevamo tornare dalla palestra, l’autobus era in ritardo – racconta lo studente –. Quando siamo saliti, l’autista ci ha detto di stare zitti e ha imboccato delle strade diverse dal solito. All’inizio abbiamo pensato a uno scherzo. Poi abbiamo notato che erano stati fatti sparire i martelletti da usare in caso di emergenza, per rompere i finestrini». In pochi minuti la situazione è precipitata: il conducente ha versato della benzina nell’abitacolo, «aveva un coltello. Ha legato i professori e alcuni compagni. Ci ha dato degli stracci e ci ha detto di metterli sui vetri, per evitare che dall’esterno si potesse vedere cosa succedeva sul bus». L’uomo ha intimato di consegnare i cellulari, «ma io il mio l’ho tenuto e ho chiamato prima la polizia, poi mio papà. Continuavo a telefonare, non m’importava di essere scoperto. Pensavo solo ai miei compagni, volevo salvarli. I carabinieri sono arrivati nel momento giusto. Quando hanno rotto i vetri e fatto scendere i miei compagni, ho capito che era tutto finito». «Che cosa voglio fare da grande? Magari il carabiniere».

L’assessore alla sicurezza di Regione Lombardia, Riccardo De Corato, ha invitato il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, ad attivarsi per garantire la cittadinanza a Ramy e alla sua famiglia, chiedendo poi al sindaco di Milano e di Città Metropolitana, Giuseppe Sala, di conferire al ragazzino una benemerenza civica. Il consigliere regionale lombardo, Franco Lucente (Fdi), ha proposto Ricky, Ramy e Adam come candidati al premio Rosa Camuna.

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