Mensa, a Pozzo d'Adda i Paperoni sono i più distratti

È battaglia contro i furbetti che si dimenticano di pagare il refettorio, ma il Comune non molla

Sono le famiglie più ricche quelle che non ricaricano la tesserina per pagare i pasti

Sono le famiglie più ricche quelle che non ricaricano la tesserina per pagare i pasti

Pozzo d'Adda (Milano), 28 novembre 2019 -  I furbetti della mensa non presentano l’Isee. Preferiscono non dichiarare al Comune quanto vale il loro patrimonio, tutto lecito, purtroppo però il 65% si dimentica anche di caricare la prepagata e «i pasti dei loro figli rischiano di finire a carico della collettività». Il vicesindaco Carlo Colnago, delega alla Pubblica Istruzione, ha ingaggiato una vera e propria battaglia contro l’evasione in refettorio. Il «Modello Pozzo» funziona, il rosso si ferma a poco più di 15mila euro l’anno, dati quasi fisiologici su un appalto che ne vale 350mila, ma la giunta è decisa ad azzerarlo. L’arma con la quale si è arrivati a questo risultato è il monitoraggio, la situazione è aggiornata di giorno in giorno. E che i più ricchi siano quelli che pagano meno è una costante. Addirittura in crescita, un anno fa erano il 55%, oggi dieci punti in più. Nei primi due mesi del nuovo anno scolastico, praticamente fino a inizio novembre, i crediti maturati dal municipio ammontano a 3mila 768 euro, cifre in linea con gli anni precedenti (15mila 312 in totale nel 2018-2019; 14mila 667 nel 2017-2018). Il costo del pasto che va da un minimo di 2,21 euro a un massimo di 4,73, cambia in base al numero di figli che usufruiscono del servizio e alla fascia. In tutto cinque, la prima è sotto i cinquemila euro di redditometro, l’ultima, la più alta, sopra i quindicimila. E a chi non fornisce i dati, qui come altrove, si applica il top.

I Paperoni si confermano ancora una volta i più distratti. In sessanta giorni hanno già accumulato un arretrato di 2mila 485 euro sui 3mila 768 che mancano all’appello. Secondi, ma a parecchie lunghezze, i non residenti che pagano il massimo a pasto, 5 euro, evasori per l’11,7% (devono 411 euro al Comune). I bambini sono 640, 500 i pranzi serviti ogni giorno a scuola. «Possono sembrare piccole cifre, ma per le nostre finanze invece sono importanti. Soprattutto dobbiamo fare in modo che il sistema sia equo. Le regole devono essere rispettate da tutti – insiste Colnago – altrimenti le famiglie senza debiti finiranno col sentirsi bistrattate e questo non è giusto». La Giunta non si rivale in nessun modo sui bambini, «non vogliamo che gli errori dei genitori ricadano sui figli, da noi chi non paga mangia tale e quale agli altri. Il nostro compito è recuperare i crediti e l’impegno su questo fronte è massimo».