PATRIZIA TOSSI
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Segrate, parcheggiata sotto casa l’auto pirata che ha falciato il ciclista

La vettura è rimasta per due giorni in strada, con parabrezza rotto e tracce di sangue

La bicicletta del ragazzo distrutta

La bicicletta del ragazzo distrutta

Segrate (Milano), 23 dicembre 2018 - È rimasta parcheggiata per 36 ore sotto casa l’Alfa Romeo 159 che ha ucciso Dorin Ispas, il 28enne romeno travolto sulla Cassanese mentre andava al lavoro in bici. La vettura - visibilmente danneggiata, con il parabrezza spaccato e macchie di sangue su ruote e carrozzeria - era ferma per strada, in un posto ben visibile al passaggio, sotto il palazzo di Vignate dove il pirata risiede. L’uomo è un operaio di 38 anni che, dopo l’impatto, è fuggito ed è tornato a casa. Nessuno sembra avere notato nulla di strano, a spingere il pirata a costituirsi, presentandosi alla caserma di Segrate 36 ore dopo avere causato l’incidente, sono state le indagini dei carabinieri della compagnia di San Donato.

L’automobilista si è sentito braccato: 24 ore dopo il ritrovamento del corpo senza vita di Dorin Ispas, sono state rese note le immagini dell’Alfa 159 grigio chiaro, analizzati i fotogrammi e scandagliate le banche dati. Ormai i carabinieri erano sulle sue tracce. Quando ha varcato la soglia della caserma, era solo e sentiva il peso della responsabilità. Ha detto ai carabinieri di non ricordare nulla, ma sarà l’inchiesta a stabilire la veridicità delle dichiarazioni.

L’incidente è accaduto sulla Cassanese il 13 dicembre. Alle 5.30 del mattino l’impatto dell’Alfa con il ciclista, che è stato sbalzato dal sellino, ha rimbalzato sul parabrezza dall’auto e poi è caduto all’interno di un cantiere a ridosso della strada. L’auto è fuggita, il ciclista è rimasto per terra con diversi traumi che l’hanno poi portato alla morte. A trovare il corpo è stata la fidanzata. In mattinata la ragazza lo ha chiamato sul cellulare, che però risultava irraggiungibile, messo fuori uso dall’urto violento. La ragazza ha chiamato la Bayer, l’azienda dove Dorin lavorava, e i colleghi hanno riferito che quella mattina non l’avevano ancora visto. Subito è scattato l’allarme: la giovane, spaventata da un brutto presentimento, si è precipitata a Segrate con degli amici per capire cosa fosse accaduto e ha ripercorso in auto il tragitto tra la casa di Milano e il magazzino di Segrate.

A 200 metri dal confine segratese, gli amici hanno prima trovato la bici distrutta e poi una scarpa. Sono scesi dall’auto e hanno perlustrato la zona, fino a quando hanno trovato il cadavere all’interno del cantiere, ferito a morte e nascosto da una rete. Sul principio, gli inquirenti pensavano fosse un omicidio, poche ore dopo le indagini hanno fatto emergere la verità. Il pirata della strada è stato denunciato a piede libero per omissione di soccorso e omicidio stradale, saranno i dati dell’autopsia e la ricostruzione della dinamica a stabilire il peso della posizione dell’uomo.