Adda-Martesana, scatta la caccia al pesce siluro

Quasi terminata la campagna anti-procioni, il Parco Adda Nord punta al predatore opportunista introdotto negli anni Sessanta

Il pesce siluro presente nelle nostre acque può superare i 2,5 metri di lunghezza

Il pesce siluro presente nelle nostre acque può superare i 2,5 metri di lunghezza

Cassano d'Adda (Milano), 23 novembre 2019 - È enorme , «predatore, opportunista e invasivo», ma soprattutto alloctono e pericoloso: caccia grossa al pesce siluro. Al via l’intervento di contenimento della specie, ormai proliferante nelle acque dell’Adda, a cura di Parco Adda Nord e Regione Lombardia, che finanzia per quasi 13 mila euro. Al centro delle operazioni - elettropesca diurna e notturna e pesca subacquea - più tratti fluviali “infestati”: in dettaglio la zona a valle dell’abitato di Bottanuco in Bergamasca, a monte della confluenza col fiume Brembo a Vaprio d’Adda, nel tratto dalla diga di Sant’Anna alla diga della Centrale Rusca tra Cassano d’Adda e Fara Gera d’Adda. Infine, a valle del traversino a Cassano. Obiettivo salvataggio per le specie fluviali autoctone e da anni sotto minaccia. La lista è ricca: riotto, persico reale, cavedano, scardola, vairone, anguilla, tinca, pigo, cagnetta, savetta, gobione, alborella, luccio cisalpino e molte altre, tutte già a rischio anche per altri fattori, e sempre più rare.

Mentre si va a concludere, in zona bosco fluviale, il massiccio (e contestato dagli animalisti) intervento di eradicazione del procione, ecco dunque l’attacco bis, quello al principale invasore d’acqua. Con premesse, grosso modo, analoghe. «Le specie alloctone introdotte dall’uomo - si legge -. costituiscono una minaccia importante per la biodiversità. La loro naturalizzazione può avere conseguenze disastrose sugli ecosistemi ospitanti, portando talvolta all’estinzione di specie autoctone a seguito di predazione, competizione trofica, alterazione della qualità degli habitat, riorganizzazione delle nicchie ecologiche, introduzione di parassiti e patogeni, ibridazione». Insomma, un disastro. Eppure, l’introduzione volontaria di specie ittiche al di fuori dell’ambito biogeografico «è una pratica molto diffusa e spesso legata a fini economici, ricreativi e ornamentali».

Il siluro, o Silurus glanis, è presente in natura nell’Europa centro-orientale, dal fiume Elba al corso superiore del Reno, al bacino dell’Ural, ma dagli anni Sessanta è ospite sgradito nelle acque dolci italiane e oggi vera minaccia nei tratti pedemontani dei fiumi e dei torrenti del bacino del Po. Da noi può superare i 2,5 metri di lunghezza e i 150 chili di peso. Fra le sue caratteristiche pericolose l’adattabilità e la prolificità. Risale al 2015, firmato dal Parco Adda Nord , lo studio di «contenimento». E già allora il siluro risultava presente in tutto l’Adda, compresi i laghi di Garlate e Olginate. L’eradicazione totale è un traguardo ormai difficile da raggiungere, l’obiettivo è il contenimento. Non solo del siluro. «È stata riscontrata la presenza di altre specie invasive, in particolare rodeo amaro, gardon e carpa».