Mantova, Zenatti e la suocera uccisa due volte. L'accusa: omicidio tentato e volontario

Il contadino 55enne avrebbe finito Anna Turina, dopo un primo tentativo. Nel suo passato l’ombra dell’assassinio di due prostitute: ma ne uscì innocente

Enrico Zenatti e la casa della 73enne Anna Turina

Enrico Zenatti e la casa della 73enne Anna Turina

Mantova, 8 ottobre 2022 -  L’accusa è duplice: tentato omicidio e omicidio volontario, entrambi a carico dello stesso imputato. L’anomalia è che anche la vittima è una sola, prima ferita e lasciata agonizzante, un’ora dopo finita con un brutale taglio alla carotide. Un caso insolito nelle aule giudiziarie e anche un beffardo gioco del destino per l’uomo accusato di essere l’assassino. Enrico Zenatti, 55 anni, agricoltore e commerciante di frutta e verdura a Malavicina di Roverbella, è comparso in corte d’Assise a Mantova per la prima udienza del processo in cui è accusato di aver ammazzato la suocera, Anna Turina, 73 anni, il pomeriggio del 9 gennaio dell’anno scorso.

Zenatti non solo sarebbe un omicida in "due tempi", ma è anche lo stesso uomo con un passato pesantissimo, con l’accusa di aver ucciso nel Veronese due prostitute straniere che frequentava. Un duplice delitto per il quale l’uomo trascorse alcuni anni in carcere ma dal quale era uscito assolto con formula piena. I precedenti del fruttivendolo di origine veronese non c’entrano con l’attuale processo ma quella storia è un po’ il "convitato di pietra". Zenatti, che ha assistito all’udienza senza prendere la parola (verrà ascoltato nelle prossime udienze) è rimasto impassibile nell’assistere alla raccolta di alcuni elementi d’accusa, portati in aula dal pm Giulio Tamburini.

Sotto i suoi occhi si sono costituiti parte civile la moglie Mara Savoia e il cognato Paolo. La prima, soprattutto, aveva tenuto un atteggiamento ben diverso durante la “disavventura” giudiziaria del marito a Verona e alla fine lo aveva riaccolto in casa a Malavicina. Ora, però, c’è la tragica morte della madre. Un delitto efferato avvenuto nella cantinetta della casa a due piani in via Puccini che Anna Turina condivideva con figlia e genero. Secondo l’accusa, poco prima delle 16 tra Zenatti e la suocera scoppia un litigio così violento da finire nel sangue.

La signora viene colpita brutalmente, ha ampie ferite alla testa e sembra morta. O così crede il presunto assassino, che si allontana e torna al lavoro. Un’ora dopo a Zenatti arriva la telefonata della moglie: "Mamma sta molto male, vieni a casa". L’uomo arriva in via Puccini, con una scusa allontana la moglie e il cognato e, senza essere visto, finisce l’opera servendosi di vetro affilato. Zenatti viene arrestato poche ore dopo. Si dirà sempre innocente. I suoi legali, Silvia Salvato e Andrea Pongiluppi confermano che non ha mai cambiato versione. Ma ad inchiodarlo ci sarebbero prove materiali e testimonianze, come quella raccolta in aula e fornita da uno dei soccorritori: "Quella donna era sfigurata. Non poteva essere caduta dalle scale". Il processo riprenderà il 17 ottobre.