Borgofranco, agenti penitenziari si candidano: così andranno in ferie

L'anomalia nel Mantovano

Carcere (foto di repertorio)

Carcere (foto di repertorio)

Borgofranco (Mantova), 14 maggio 2018 - Da capitale del tartufo bianco a candidata capitale del ‘furbetto doc’ all’italiana. A Borgofranco, minuscolo paese all’estremo lembo orientale della Lombardia, nelle golene lungo il Po, i trifulin cercano il prezioso tubero e qualcuno, invece, una comoda scappatoia per starsene un mese in ferie. Perché a Borgofranco il 10 giugno si vota e, proprio come un tartufo sotto la sabbia, è spuntata una lista a sorpresa composta per otto decimi da agenti della polizia penitenziaria, nessuno originario nemmeno lontanamente del paese mantovano, tutti accomunati dall’esigenza di svolgere la campagna elettorale e quindi di lasciare per 30 giorni il posto di lavoro. Sei abbandonando il carcere veronese di Montorio, tre un analogo istituto penitenziario a Bologna.

Tutto legale, s’intende. Però c’è chi mastica amaro. «Ho saputo della faccenda - racconta il segretario nazionale del Sappe, il Sindacato autonomo degli agenti di polizia penitenziaria Donato Capece - mi ha avvertito il nostro rappresentante di Verona. È preoccupato perché assenze così massicce e concentrate faranno saltare i turni di riposo dei colleghi che rimangono». Al Montorio, sottolinea il sindacalista, gli organici sono già sotto del 30%. Con l’emorragia di candidati consiglieri nel microcomune mantovano, non ci sarà da stare allegri per gli altri in servizio. «Sia chiaro, il diritto a partecipare alle elezioni lo abbiamo anche noi, ovviamente - afferma Capece - ma certe iniziative surrettizie dovrebbero essere evitate da norme specifiche. Ne abbiamo parlato in via Arenula (la sede del ministero di Grazie e Giustizia, Ndr) ma per ora non è successo nulla. Il fenomeno riguarda tutte le forze dell’ordine e le forze armate, tutti abbiamo le nostre pecore nere».

Nel caso di Borgofranco la lista “anomala” si chiama “Passi nel futuro” ed è guidata dal candidato sindaco Biagio Stasi, 43 anni, residente a Ruvo di Puglia in provincia di Bari, mentre gli altri candidati vengono tutti da Puglia, Basilicata e Sicilia. Quello mantovano non è un episodio isolato: in un paese dell’Abruzzo si presentarono 7 liste con 62 candidati di forze dell’ordine su 67 elettori. In un altro caso la lista civetta non prese nemmeno un voto ma ottenne un posto in consiglio, garantito alle minoranze. Per evitare questo epilogo a Borgofranco è stata presentata una lista di residenti col solo scopo di evitare l’elezione di ‘intrusi’. Per di più il Comune è destinato a fondersi tra alcuni mesi con Carbonara Po, quindi l’amministrazione dovrà essere ancora rinnovata nel 2019. «Non ho parole - commenta il sindaco di Borgofranco Lisetta Superbi - se è tutto vero, c’è da indignarsi. Qui chi fa l’amministratore spesso ci rimette del suo, c’è un signore che a 80 anni porta di persona chi ne ha bisogni nei centri sociali, chi sacrifica tempo e famiglia per il paese. Vedere che qualcuno riesce ad approfittarsi così delle leggi fa davvero cascare le braccia».