Omicidio a Robbiate, il figlio confessa: "Ho ucciso mamma a martellate"

Il 65enne non ha però spiegato il motivo dell’improvviso raptus

I carabinieri intervenuti sul luogo del delitto

I carabinieri intervenuti sul luogo del delitto

Robbiate, 29 dicembre 2018 - «Non dovevate salvarmi, dovevate lasciarmi morire, io voglio morire». Sono le prime parole che ha pronunciato quando ha riacquistato conoscenza e riaperto gli occhi Marco Olginati, il professore in pensione di 65 anni che tra la notte e la mattina di Natale a Robbiate ha ammazzato nel sonno la madre inferma 89enne Luigia Mauri. «Sì, sono stato io ad ucciderla», ha inoltre ammesso, spiegando anche come, cioè a martellate, non però il motivo dell’improvviso raptus omicida. «Dovevo morire anche io, non dovevate salvarmi, voglio morire, lasciate uccidermi», ha poi ribadito nuovamente.

Nonostante la volontà di farla finita, il tentativo che ha compiuto di gesto estremo pare però quanto meno maldestro, forse perché prima di provare a impiccarsi con una catena di metallo legata al termosifone della sua camera si è ubriacato, senza riuscire così a suicidarsi. Il matricida ha ammesso la propria responsabilità senza che nessuno gli domandasse nulla prima con i sanitari del reparto di Rianimazione dell’Alessandro Manzoni di Lecco dove è stato ricoverato, poi anche ieri durante l’interrogatorio di garanzia che si è svolto nella stanza d’ospedale dove resta sorvegliato a vista. Il gip Paolo Salvatore ne ha convalidato l’arresto in flagranza di reato con l’accusa di omicidio aggravato, come richiesto dal sostituto procuratore Andrea Figoni. Il suo avvocato d’ufficio Luisa Bordeaux al momento preferisce non limitare dichiarazioni, deve ancora studiare il caso e leggere tutti gli atti.

«Come prevedibile è stato convalidato l’arresto e la misura di custodia cautelare in carcere», si limita a confermare. «Per ora rimane piantonato in ospedale, successivamente, quando i medici riterranno che sussistano le condizioni affinché sia dimesso, verrà trasferito in carcere», spiega il colonnello Claudio Arneodo, vicecomandante provinciale dei carabinieri che, subito dopo la scoperta del delitto, ha accompagnato personalmente il pm incaricato del caso sulla scena del crimine insieme ai militari del Nucleo operativo della compagnia di Merate e del Reparto investigativo di Lecco che si sono occupati degli accertamenti e dei rilievi di polizia scientifica.