Federalista nel Dna "Predicava il credo prima del Carroccio"

ERBA (Como)

Nonostante fosse di Varese aveva tanti amici in provincia di Como Roberto Maroni. È nell’ufficio legale della Avon di Olgiate Comasco che aveva mosso i primi passi, prima di rimanere folgorato da Umberto Bossi del quale era stato uno dei primi discepoli. "Mio padre Enrico lo aveva conosciuto negli anni ’80, quando la Lega non c’era ancora e arriva qui a Erba sulla Citroen di Umberto Bossi per parlare di federalismo e di quelle idee che poi avrebbero camminato andando lontano – ricorda la figlia Erica Rivolta che poi per la Lega è stata eletta anche in Parlamento e in Senato –. Umberto era il leader indiscusso, ma Bobo era già al suo fianco, personalmente l’ho conosciuto solo qualche anno più tardi, nel 1992, ne ho un bellissimo ricordo è sempre stata una persona di grande intelligenza e capacità che si faceva in quattro per gli altri". Sono tanti i ricordi di quel periodo barricadero, quando Umberto e Bobo giravano per le strade della Lombardia predicando addirittura la secessione. "Ricordo che Bobo raccontava che una sera si era fatto prestare l’auto di famiglia per andare con Umberto a fare delle scritte sui muri, ma la latta di vernice si rovesciò nell’auto e così il giorno dopo le sentì dalla madre. Quando lo ripeteva si metteva sempre a sorridere, mancherà la sua umanità".

Amava la battuta Maroni, anche in politica come quando nel luglio del 2015 da Governatore della Lombardia quasi provocò un incidente diplomatico quando minacciò di chiedere ai frontalieri di scioperare e rimanere a casa di fronte alle richieste della Lega dei Ticinesi di chiedere l’estratto del casellario giudiziario ai lavoratori italiani e aumentare le imposte alla fonte. "Vogliono porre ostacoli ai 60mila lavoratori frontalieri lombardi che ogni giorno si recano in Ticino – aveva detto in tv rivolgendosi ai ticinesi – se continua con questa ostinazione dirò a questi lavoratori di rimanere a casa un mese, pagherò loro lo stipendio, poi vediamo che succede. Senza di loro il Cantone si ferma". Per fortuna non ci fu bisogno e l’allarme rientrò. "Buon vento Bobo – l’ha salutato ieri l’ex ministro e compagno di partito Roberto Castelli –. Sapevo che non stava bene, ma non pensavo di doverlo salutare così presto. Abbiamo lavorato trent’anni fianco a fianco, mi è crollato il mondo addosso".

Roberto Canali