L’ex Sicor chiude: futuro a rischio per 109 operai

Si teme anche per la bonifica della “Terra dei fuochi“ brianzola

Gli israeliani della Teva hanno comunicato  a sorpresa la serrata e lo smantellamento

Gli israeliani della Teva hanno comunicato a sorpresa la serrata e lo smantellamento

Bulciago (Lecco), 19 febbraio 2021 - La farmaceutica di Bulciago chiude e 109 persone perderanno il posto. Si teme inoltre che non verrà nemmeno ultimata la bonifica della "terra dei fuochi" della Brianza. Gli israeliani della Teva, che nel 2002 hanno rilevato l’ex Sicor, hanno comunicato a sorpresa la serrata e lo smantellamento entro tre mesi degli impianti di Bulciago dove attualmente lavorano 109 dipendenti. "Con una decisione improvvisa i dirigenti della Teva ci hanno comunicato la volontà di chiudere entro tre mesi lo stabilimento di Bulciago – spiegano i sindacalisti di Filctem Cgil e Uiltec Uil, che sono le organizzazioni di categoria, insieme ai delegati della Rsu -. Come se niente fosse i manager della multinazionale israeliana decidono di cancellare cinquant’anni di storia industriale del nostro territorio e di smantellare l’impianto che dà lavoro, ad oggi, a 109 persone. In un periodo terribile come quello che stiamo vivendo hanno scelto di creare un’altra crisi sociale.

Noi non possiamo assistere inermi a questa situazione e metteremo in atto qualsiasi iniziativa possibile per cambiarla". Intanto per lunedì è stato proclamato uno sciopero di 8 ore, sebbene il copione sembra lo stesso dell’ormai ex Voss di Osnago, cioè la chiusura e l’eventuale ricorso ad ammortizzatori sociali e incentivi all’esodo nonostante un picchetto a oltranza di 40 giorni. Oltre che per l’occupazione c’è paura anche per la salute e l’ambiente: durante alcuni controlli svolti si è scoperto infatti che il terreno sottostante il polo farmaceutico realizzato negli anni ‘60 è tossico. La situazione, costantemente monitorata, è sostanzialmente sotto controllo, tutti i parametri risultano nella norma, ma in un paio di zone sono state riscontrati veleni residui che devono essere rimossi e bonificati, sempre che appunto l’intervento in corso venga concluso nonostante l’annuncio della ritirata degli israeliani che in Italia hanno stabilimenti per produrre principi attivi pure a Caronno Pertusella, Rho, Santhià e Villanterio.