I social massacrano pure le principesse

Sognare di fare il calciatore o l'astronauta? Mai più. L'attrice o la principessa? Macché, vecchi stereotipi. Ne sa qualcosa Stefania Vadalà, alla gogna mediatica proprio come la bidella-pendolare Napoli-Milano pochi giorni fa. Accusata di sessismo, l'ideatrice del tanto contestato "Corso per principesse" è finita pure lei massacrata nel tritacarne social, che ormai non vede l'ora di distruggere il prossimo per placare le proprie frustrazioni. Proprio come nel Medioevo, quando la mannaia del boia regalava un diversivo a giornate di fatiche. Va così di questi tempi: se ridi e sei felice, sei un egoista che non si fa carico dei mali del mondo. Piangi e ti lamenti? Strumentalizzi il dolore per far presa sugli altri. Racconti un viaggio? Sventoli ai quattro venti la tua ricchezza.

Siamo nell'era del politically correct, colmi di leggi a tutela della privacy e delle diversità ma è solo facciata e sotto cova l'odio di milioni di ego ipertrofici, che dalla tastiera dispensano verità e lanciano anatemi in una guerra santa con il prossimo. Di questo passo anche i sogni da bambino - "voglio essere Maradona", "diventerò come Grace Kelly" - finiranno nel mirino. Pardon, lo sono già. E così tra una picconata e l'altra i bambini dell'era social sostituiranno i vecchi stereotipi e arriveranno a sognare di essere Pol Pot e Maria Tudor la sanguinaria. Perché in fondo è giusto sfatare tabù ormai stantii. Benvenuti nel Giurassico.