Pnrr, alle università 11 miliardi. Scuttari: "La sfida è attrarre i talenti"

Intervista al direttore generale dell'università di Padova e presidente del CoDau

Alberto Scuttari

Alberto Scuttari

Undici miliardi di euro per le università italiane: questo l’importo delle risorse previste dalla Missione 4 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato nel 2021 dall'Italia per rilanciare l'economia dopo la pandemia di COVID-19, al fine di permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese. Il settore dell’università, in Italia, conta 96 atenei, 1.793.210 iscritti nell’anno 2020-2021 (dati Ustat) e una grande sfida: aumentare il numero di laureati e attrarre sempre più talenti all’interno del nostro territorio. Per identificare sfide e opportunità, Il Giorno ha intervistato Alberto Scuttari, ingegnere e Direttore Generale dell’Università di Padova, Presidente del CoDAU, il Convegno dei Direttori generali delle Amministrazioni Universitarie, l’associazione costituita dai Direttori generali delle università italiane, sia pubbliche che private, che ha l’obiettivo di svolgere attività di coordinamento e di indirizzo nella gestione delle Istituzioni universitarie. A che punto siamo con i fondi Europei? "Siamo al punto di kick off, al calcio di inizio della partita. I fondi sono stati quasi tutti assegnati alle università e ai progetti di ricerca. Quest’anno si è lavorato ai progetti con l’obiettivo di ottenere le necessarie approvazioni, seguendo i bandi competitivi emanati dai Ministeri. Nel complesso, si tratta di circa 11 miliardi di euro destinati alle università Italiane su due canali: l’innovazione delle infrastrutture e lo sviluppo delle competenze, e i progetti di ricerca e di trasferimento tecnologico". Che ruolo avranno i direttori universitari in questo percorso? "Undici miliardi e mezzo rappresentano una volta e mezzo l’importo del fondo che le università ricevono in un anno “ordinario”. Questo significa che se i progetti devono essere realizzati entro il 2026, ogni università avrà annualmente mediamente oltre il 30% in più di quello che riceve normalmente. Tutto questo richiede un cambio di prospettiva, sarà fondamentale la capacità di fare ricerca e sviluppare progetti, ma al tempo stesso anche quella di sviluppare processi manageriali, portare progettualità all’obiettivo, tenendo in considerazione le rendicontazioni richieste dall’Unione Europea, poiché i fondi vengono rilasciati per stati di avanzamento".

Quali sono i trend e le riforme più importanti? "Innanzitutto la riforma delle classi di laurea, con l’obiettivo di rendere più interdisciplinari i percorsi. Poi la riforma del reclutamento dei giovani ricercatori, con l’obiettivo di rendere più stabili e meglio retribuite queste figure di ricercatori junior. Poi l’aumento delle borse di dottorato, con un’attenzione alla maggiore integrazione di questi percorsi con le imprese. In parte, già alcuni di questi percorsi vengono avviati in collaborazione con le imprese. Infine la semplificazione delle procedure di reclutamento. Il prossimo settembre Codau organizzerà il proprio XIX convegno annuale per mettere a fuoco gli impatti di queste riforme e di queste innovazioni. Si svolgerà a Padova e avrà come titolo Tra storia e futuro. Costruiamo l’università che ci aspetta". Sono previsti fondi per le residenze universitarie? "Sì, oltre un miliardo e quattrocento milioni di euro per co-finanziare la creazione di residenze sostenibili. L’obiettivo è di costruire nuove strutture e di qualificare le esistenti in un’ottica green, minimizzando il consumo di suolo, ed avere, entro il 2026, quasi 50.000 alloggi in più. E chiaro che è richiesto un grande sforzo tecnico e manageriale e la collaborazione degli investitori istituzionali e privati". 

Tanti giovani scelgono percorsi alternativi alla laurea. Cosa ne pensa? "Non avvertiamo questi percorsi come concorrenti. Sappiamo che il sistema-paese ha bisogno di più laureati e non di meno laureati. La competizione del futuro sarà sulle competenze. L’obiettivo europeo è avere il 40% di laureati nella popolazione tra i 25 e 34 anni. La proposta universitaria deve essere convincente oltre che di qualità. Le università devono quindi saper attrarre studenti e ricercatori, e devono avere gli strumenti per poterlo fare con la medesima efficacia delle altre università europee, con le quali competono".