PER I GIOVANI COMPRARE CASA È UN SOGNO SEMPRE PIÙ PROIBITO

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POCO PIÙ di uno su quattro. È la quota di italiani con meno di 35 anni che ogni anno di decidono a comprare casa. Acquistare un immobile, si sa, spesso per i giovani è un sogno proibito o un vero e proprio miraggio, a causa di una situazione lavorativa ancora precaria che impedisce loro di avere le credenziali giuste per ottenere credito dalle banche e sottoscrivere un mutuo. Per questo, secondo le rilevazioni da poco pubblicate dall’Ufficio Studi di Tecnocasa e aggiornate a fine 2020, più del 70% degli immobili ceduti ogni anno viene acquistato da lavoratori o famiglie over 35. Nello specifico, il 27,3% delle compravendite si concentra nella fascia d’età tra i 35 e i 44 anni, il 22,1% viene acquistato da persone con più di 45 anni e con meno di 54 anni. C’è poi un’ulteriore quota del 13,8% di immobili comprati da ultra55enni mentre l’8,1% delle case e dei fabbricati va a persone con oltre 65anni. Per gli under 35 rimane invece una "fetta" del 28,5%, ancora minoritaria anche se in crescita di quasi un punto e mezzo rispetto al 27,1% del 2019. Le percentuali variano però a seconda delle aree geografiche. Al Nord di solito i giovani hanno maggiore possibilità di comprarsi un immobile.

Tra le grandi città italiane, sempre secondo gli analisti di Tecnocasa, è Milano quella che presenta la quota più alta di acquirenti under 34 che arrivano al 39,1% del totale. Anche Bologna e Torino spiccano per la presenza di giovani che acquistano casa, con percentuali che si attestano rispettivamente al 35,8% ed al 32,4%. A seguire ci sono Genova, Verona, Roma, Bari e Firenze con percentuali tra il 30% ed il 24%. In coda due grandi città del Sud: Napoli e Palermo, dove l’acquisto da parte di under 34 si ferma al 23,5%. Ovviamente la stragrande maggioranza dei giovani, cioè il 68,3% del totale, compra la casa o l’appartamento dei desideri con l’ausilio di un mutuo. C’è però un non trascurabile 31,7% che acquista "in contanti". La percentuale di ricorso al mutuo è in leggera crescita rispetto al 2019 quando si attestava al 67,2%. La maggior parte di acquirenti under 34 è rappresentata da coppie e famiglie, ma è alta la presenza di single che si attestano al 37,4% del totale, in crescita di ben due punti rispetto al 2019.

Ora, per aiutare i giovani che vogliono metter su casa, c’è una serie di incentivi messi sul piatto dal governo Draghi, che ha modificato alcune agevolazioni già presenti sin dal 2014. In particolare, con il Decreto Sostegni Bis, è previsto l’esonero dal pagamento delle imposte di registro, ipotecarie e catastali per gli acquisti di abitazioni classificate come prima casa e destinate a persone con meno di 36 anni di età, purché abbiano un reddito inferiore a 40mila euro annui, calcolati secondo i parametri Isee (cioè tenendo conto non soltanto dei redditi da lavoro ma anche di tutto il patrimonio disponibile, compresi i risparmi finanziari). Le agevolazioni riguardano anche l’imposta sostitutiva dello 0,25% che grava sui mutui e restano in vigore fino al 30 giugno del 2022. Il Decreto Sostegni-Bis ha anche rinnovato l’azione del Fondo di Garanzia sui mutui per la prima casa, gestito dalla concessionaria pubblica Consap.

Nello specifico, il fondo offre a certe condizioni una garanzia statale sul 50% della somma presa a prestito per acquistare un immobile destinato all’abitazione principale, purché il valore non superi i 250mila euro. Nel concedere questo tipo di mutui agevolati, le banche dovranno dare priorità a determinate categorie: i giovani con meno di 36 anni, le coppie sposate o conviventi in cui almeno uno dei due componenti sia under36, gli inquilini delle case popolari e le famiglie con un solo genitore (di qualsiasi età) e almeno un figlio minore a carico. Se il richiedente ha un reddito Isee inferiore a 40mila euro, la garanzia pubblica può arrivare sino all’80%. Non va dimenticato, però, un particolare importante: le banche che ricevono una richiesta di finanziamento con garanzia non hanno l’obbligo di accettarla ma soltanto di dare la priorità alle categorie di aspiranti mutuatari sopra indicate. L’ultima parola, insomma, spetta sempre agli istituti di credito che possono comunque rifiutare le domande, se ritengono la controparte poco affidabile.