Milano, 27 gennaio 2022 - Da bambina non sapevo cosa volesse dire "scighera". Ricordo che certe mattine quando la nonna si affacciava alla finestra lo diceva con tono mesto e nessuno intorno a lei aggiungeva altro. Bastava uno sguardo e tutti sembravano capire di cosa stesse parlando. Così, per evitare figuracce, non chiedevo. Di certo nei suoi occhi vedevo rassegnazione e per questo non volevo scoprire il significato di una parola così strana. Forse, pensavo, è una signora cattiva che nessuno vuole incontrare o, peggio, una fattucchiera pronta a chissà quale maleficio. E così, uscendo di casa, avvolta in quella nebbia fitta, mi attaccavo alla mano della mamma temendo di trovarmela davanti all'improvviso. "Stai lontana da me", ripetevo come un mantra.
Poi, un giorno, la rivelazione: andando in macchina capii che la scighera altro non era che la nebbia, quella coltre fitta che impediva a papà di azzeccare la svolta giusta mentre tornava dal lavoro. Ho imparato presto a convivere con la scighera, apprezzando anche quell'atmosfera ovattata che avvolge il mondo e che trasforma Milano in un luogo misterioso, diverso da ogni altro e, spesso, suggestivo. Le foto dei Navigi nella nebbia, ma anche la facciata del Duomo che si scorge appena, la Torre Velasca di cui non vedi gli ultimi piani e ti chiedi se in cima al grattacielo batte il sole...
Ma se la nebbia è per me un sogno di quando ero bambina, oggi che tanto tempo è passato e la scighera è tornata dopo anni di assenza ad accompagnare le mie giornate, mi fa più paura di allora. Perché aldilà delle cartoline, delle immagini suggestive da postare sui social, mi chiedo: fino a che punto quella nebbia che vedo è natura come lo sono la pioggia e il vento? Fino a che punto quella coltre che ci avvolge non è altro che il risultato delle emissioni delle nostre caldaie e dei milioni di automezzi che attraversano in lungo e in largo la Pianura Padana? Quale aria respiriamo? Riusciremo a frenare l'inquinamento? E, in definitiva, che mondo ci aspetta? Domande che finiscono dimenticate e trascurate presi come siamo dai nostri affari, dalle nostre impellenze, da quelle che riteniamo priorità. Una cosa è certa: la nebbia, quella di cui parlavano i nostri nonni, da sempre sale dai fiumi e dai laghi al mattino presto fino a quando il sole non trova la forza sufficiente per dissolverla. Questa è l'antica, autentica scighera e io vorrei tornare a vedere soltanto quella.