Vaccinazione bimbi 5-11 anni, lo Spallanzani frena: "Sono necessari più dati"

Il rischio di infezione negli under 12 sembra legato più ai contagi familiari che a quelli in ambito scolastico. Per gli esperti l'immunizzazione negli adulti ha prodotto un effetto protettivo sui più piccoli

Vaccino anti Covid ai bambini

Vaccino anti Covid ai bambini

Dopo il via libera alla vaccinazione anti Covid dei bambini tra i 5 e gli 11 anni negli Stati Uniti e il parere di Ema per l'Europa e in Italia dell'Aifa (attesi prima di Natale), si registra giorno dopo giorno un coro di voci a sostegno dell'immunizzazione dei più piccoli. Poltici, virologi, immunologi, Società italiana di pediatria e Associazione ospedali pediatrici italiani sembrano non avere dubbi: il vaccino agli under 12 andrebbe fatto per fermare il contagio e raggiungere l'immunità di gregge. Unica voce finora fuori dal coro quella del microbiologo Andrea Crisanti: "Con gli under 12 serve un eccesso di prudenza, aspettiamo dati più estesi". Ma la sua posizione non è destinata a restare isolata. A prendere posizione e chiedere una maggiore riflessione sull'opportunità della vaccinazione dei più piccoli oggi è il Gruppo tecnico-scientifico Covid-19 dell'Inmi Spallanzani di Roma, che in un comunicato pubblicato su Facebook, dopo una riunione tecnica per fare il punto sulla situazione epidemiologica e sulle iniziative di controllo della pandemia, ha evidenziato che "la valutazione di programmi generalizzati di vaccinazione nella popolazione pediatrica sana al di sotto dei 12 anni deve tener conto di molteplici fattori, in termini di benefici e rischi, sia di carattere individuale (rischio di malattia-rischio di reazione avversa) che di popolazione (contributo al controllo della circolazione dell'infezione, copertura vaccinale e protezione di soggetti più fragili). E' chiara la necessità di avere maggiori dati soprattutto sulle eventuali conseguenze a lungo termine dell'infezione da Sars-Cov-1 in questa popolazione".  Ma non è tutto. Più in dettaglio, "sulla popolazione pediatrica - scrivono ancora gli esperti dello Spallanzani - abbiamo assistito ad un effetto di 'protezione di popolazione' per questa fascia di età attribuibile all'impatto della vaccinazione nella popolazione adulta. In altri termini la vaccinazione della popolazione adulta, in particolare negli operatori scolastici, può aver contributo a ridurre il rischio di contagio in età scolare. Inoltre, nella popolazione in questa fascia d'età, il rischio di infezione sembra legato più ai contagi familiari che a quelli in ambito scolasticoL'effetto di 'protezione di popolazione' su bambini va mantenuto anche sostenendo i livelli di immunità negli adulti con la terza dose di vaccino. Va comunque evidenziato che l'incidenza nei casi pediatrici rimane estremamente bassa, mentre non sono disponibili dati sul ' long Covid' in questa popolazione".