Richiedenti asilo, un fallimento annunciato: il 72% confinato nei centri straordinari

Il dato lombardo rispecchia l’andamento nazionale. Dal settimo report di ActionAid e Openpolis la conferma: accoglienza diffusa penalizzata rispetto ai Cas

Milano – Numeri in costante aumento, dal 2019 in poi, seppur non si possa parlare d’invasione. Ma il sistema di accoglienza è statico e fa dell’emergenza la cifra predominante dell’accoglienza. Si chiama ‘Un fallimento annunciato’ il settimo report di ActionAid e Openpolis sul sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia, la terza edizione da quando è online Centri d’Italia, la prima piattaforma di monitoraggio indipendente che permette di accedere a informazioni di dettaglio fino al singolo centro.

E qui la prima stoccata, visto che il report anticipa nuovamente il ministero: ancora non è pubblica la relazione sull’accoglienza nel 2022, prevista per il 30 giugno 2023 come ogni anno. I dati dicono che, a livello nazionale, nel 2023 le presenze nel sistema di accoglienza hanno raggiunto al massimo 141mila persone, cifra non irrilevante ma gestibile: nonostante l’aumento delle presenze, le persone accolte alla fine del 2022 erano lo 0,18% della popolazione residente in Italia.

In Lombardia, il dato al 2022 parla di 13.099 presenze rispetto alle 18.414 del 2018 ma in aumento rispetto alle 12.235 del 2019, in linea con il trend nazionale. Secondo l’impostazione data al sistema tra il 2014 e il 2016, avrebbero dovuto trovare accoglienza in un sistema pubblico, in capo ai Comuni, integrato nel tessuto sociale e urbanistico, per agevolare l’inclusione sociale, produrre un impatto positivo sui territori accoglienti e favorire l’integrazione del welfare locale con quello parallelo dell’accoglienza.

Invece i posti Sai (Sistema Accoglienza Integrazione) restano minoritari rispetto all’accoglienza nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e alla prima accoglienza: in Lombardia qui resta il 72,5% dei richiedenti asilo, mentre meno di uno su tre trova posto nei Sai. Il Governo, con il decreto legge 20/2023, ha fatto nuovamente dei centri straordinari, con servizi sostanzialmente azzerati, la soluzione ordinaria e strutturale per alloggiare i richiedenti protezione. Sempre più penalizzata l’accoglienza diffusa: l’importo messo a bando per i centri piccoli in rete scende dal 52% del 2020 al 32% nel 2022 (mentre sale dal 15% al 23% quello per le grandi strutture), il 53% di tutti i bandi di questa tipologia sono andati deserti e più della metà (24,52%) dei principali accordi quadro nel 2022 sono stati ripetuti.

Chi chiede asilo non accede più al Sai, i Cas sono privati di servizi fondamentali e, se non si trova posto né qui né nei Cpa, si aprono strutture temporanee in cui non è previsto accompagnamento all’autonomia (e quindi neanche competenze dei gestori) e di cui non si conosce nulla. L’assenza di trasparenza preoccupa: solo un bando è stato individuato attingendo al database Anac a fronte di una stima di oltre 1.500 posti attivati in tutta Italia.