Ludopatia, il nuovo business della 'ndrangheta in Lombardia

Il fenomeno analizzato nella tesi di laurea di uno studente della Bocconi

Il nuovo progetto del Q5 si occuperà anche di contrasto alla ludopatia

Il nuovo progetto del Q5 si occuperà anche di contrasto alla ludopatia

Milano, 22 ottobre 2018 - Gioco d'azzardo. Ludopatia. Usura. Una nuova filiera, un nuovo fronte affaristico fra quelli analizzati nella tesi di laurea su “L’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia della Lombardia” scritta da Marco Aiuto, all’Università Bocconi con il professor Giorgio Bigatti, per il corso di laurea triennale in economia aziendale e management. Un punto di forza delle ‘ndrine calabresi è la capacità di adeguarsi ai tempi introducendo novità nelle proprie attività tradizionali. È il caso del gioco d’azzardo. La ‘ndrangheta vi si insinua per attività di riciclaggio, fornendo e truccando le macchinette. Non si arresta qui. Un’attività esasperata, massiva di gioco, si traduce, in più di un caso, in dipendenza patologica. Gli ‘ndranghetisti, quando esercitano un controllo diretto sul settore, hanno vita facile nell’individuare i ludopatici, ne sfruttano il bisogno di fondo per sostenere attività commerciali o per continuare a giocare, li sottopongono a usura. Uno degli ultimi episodi di cronaca è molto significativo per capire il fenomeno: l'esplosione di una sala giochi in allestimento in via Parma a Mantova. Un fatto per il quale vigili del fuoco e forze dell'ordine escludono la pista accidentale.

La 'ndrangheta lombarda punta molto sull’industria del divertimento. In particolare le province di Milano e Brescia sono fortemente infiltrate per quanto riguarda il divertimento notturno. Nel 2011 l’operazione “Redux Caposaldo” ha portato a galla il caso dei paninari milanesi: determinati clan sceglievano quali “baracchini” potessero stazionare davanti ai locali da loro gestiti. In tempi recenti la ‘ndrangheta ha introdotto in Lombardia altre attività. Lo smaltimento dei rifiuti, storicamente concentrato nelle regioni meridionali, ha trovato spazio anche nel territorio lombardo e si è potuto sviluppare grazie al controllo del movimento terra. Sanità. Secondo lo studio di Marco Aiuto la Lombardia è la regione settentrionale in cui si rilevano i principali casi d’infiltrazione nel campo della sanità: «Il modello sanitario lombardo agevola sicuramente l’infiltrazione della ‘ndrangheta grazie ad un meccanismo di matrice politica autoreferenziale alla guida della gestione sanitaria, con nomine del personale medico-sanitario effettuate dalla politica. Inoltre il processo di massicce privatizzazioni in questo campo, attuato grazie a leggi regionali a partire da fine anni ‘90, ha contribuito al delinearsi di questa situazione». Viene citato come emblematico in caso, portato alla luce nel 2010 dall’operazione “Infinito”, del dirigente della Asl di Pavia, Carlo Chiriaco.

Il campo dello sport, a livello sia professionistico sia dilettantistico, offre alle ‘ndrine plurime opportunità: lucrare sulle scommesse, trattare mediazioni nella compravendita dei cartellini dei calciatori, stringere relazioni con i giocatori e con le loro famiglie, ma anche rafforzare il proprio grado di “popolarità” sul territorio. Nella tesi viene citato come esempio la scoperta fatta nell’operazione “Redux Caposaldo” del potere esercitato da un clan calabrese su un centro sportivo di Milano, al quale venne elargito un finanziamento per la festa di Capodanno 2009. La tesi di Marco Aiuto si conclude con una intervista a Paolo Bocedi, fondatore e presidente nazionale dell’associazione anti usura e anti racket “Sos Italia libera”.