Troppi videogiochi, fallisce il tentativo di spedire ragazzino in comunità

Gli operatori arrivano: respinti

Gli operatori della Tutela minori escono dalla casa senza portare via il ragazzino

Gli operatori della Tutela minori escono dalla casa senza portare via il ragazzino

Crema (Cremona), 24 novembre 2017 - Primo tentativo andato a vuoto. Ieri alle 13.40 due persone della Comunità sociale cremasca, Tutela minori, Stefania Carta e Fabrizio Zonato si sono presentate a casa del ragazzo (una volta) malato di play-station per prelevarlo e portarlo in comunità. Immediata la reazione della madre che si è opposta e ha chiamato stampa e amici a supporto. Sul posto sono arrivati anche tre ispettori del commissariato. I due operatori della Tutela minori hanno chiesto di poter parlare in separata sede con mamma e figlio e sono stati accontentati. C’è da dire che la mamma ha inteso registrare il colloquio, nonostante la contrarietà degli operatori. Alla fine i due se ne sono andati, parecchio irritati, senza il ragazzo e la madre ha riferito tutto.

«Loro mi hanno detto che il ragazzo non va a scuola, mentre io ho ribadito che mio figlio era tornato da pochi minuti dalle lezioni, che segue con regolarità da oltre un mese. Naturalmente nessuno di loro si è dato l’impegno di andare a scuola o almeno fare una telefonata per controllare. Sia io, sia mio figlio ci siamo opposti all’ordine di lasciar andare il ragazzo in comunità. A quel punto, visto che eravamo fermi su questo convincimento, se ne sono andati». Ma torneranno, forti dell’ordine del giudice, sempre che quest’ultimo non cambi idea e modifichi il provvedimento. Nelle ultime ore l’attenzione si è comunque spostata sull’assessore Michele Gennuso, che tra l’altro di professione è medico.

Sia l’avvocato della famiglia Francesco Miraglia, sia Paolo Raot del Comitato cittadini per i diritti umani si sono scagliati contro le parole dell’assessore, il quale ha affermato che prima di arrivare a togliere il ragazzo da casa era stato fatto tutto il possibile. «Penso, che sia sbagliato per un assessore porre in essere una difesa d’ufficio invece di mettersi a disposizione della famiglia e capire tutti insieme come aiutare il ragazzo – afferma l’avvocato. - Se l’assessore sostiene che dopo tanta assistenza l’unica soluzione per questo ragazzo è l’allontanamento, suggerisco subito di allontanare immediatamente dal proprio lavoro tutti gli operatori che fino a ora hanno seguito il minore». Paolo Raot punta il dito sulla disponibilità dei nonni, mai presa in considerazione: «La volontà dei nonni di accudire il nipote, come extrema ratio contro la sistemazione in comunità, non è stata presa in considerazioni e tanto meno comunicata al giudice. E questo è grave».