Delitto Ogliari, si va in Cassazione Al via il settimo processo in 13 anni

Martedì si torna in aula: sotto la lente l’assassinio del venditore di auto la notte del 31 ottobre 2007

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di Pier Giorgio Ruggeri

Martedì entra in aula per la settima volta il processo per l’assassinio di Angelo Ogliari, l’uomo di 43 anni trovato morto con il cranio sfondato la notte del 31 ottobre 2007 e per il quale attualmente due persone sono state condannate a trent’anni di reclusione. Nell’aula romana della Corte di Cassazione, chiamata per la terza volta a stabilire se la sentenza emessa da un tribunale può essere considerata definitiva o va riformata, si riparlerà del caso che, dopo oltre 13 anni, non ha ancora una soluzione definitiva.

I giudici della Corte di Cassazione devono decidere se avallare l’ultima sentenza del tribunale d’appello di Milano, che ha condannato Jolanda Lewandowska ed Edgar Fagraldines a trent’anni in quanto riconosciuti colpevoli dell’assassinio del venditore di auto usate di Cremosano, rigettarla e far istruire un ottavo processo in Corte d’appello, come chiedono gli avvocati dei due imputati, i legali Elena e Martino Boschiroli, oppure emettere loro una sentenza che sarà quella definitiva. Il procedimento davanti alla Corte di Cassazine avrebbe dovuto essere celebrato il 5 dicembre del 2019, ma venne rimandato per uno sciopero degli avvocati ai quali i due Boschiroli aderirono. Quindi si riconvocarono le parti per il 5 giugno dello scorso anno, ma anche qui ci fu un rinvio, stavolta a causa della pandemia. Infine, ultima data conosciuta, se ne riparla martedì prossimo a Roma, data confermata. L’assassinio di Angelo Ogliari avvenne a Cremosano, nella villetta della vittima, la notte del 31 ottobre 2007. Da allora si sono susseguiti sei processi in tredici anni. Si comincia a Crema, in abbreviato davanti giudice Cristian Vettoruzzo il 5 luglio 2011 che manda assolti i due imputati. La procura ricorre e si va a Brescia, dove il 18 gennaio 2012 i due vengono di nuovo assolti. Ancora ricorso della procura bresciana, stavolta in Cassazione, dove i giudici decidono che il processo è da rifare e il 5 maggio 2014 rinviano alla Corte d’appello di Milano. Passiamo al 7 luglio 2015, quando i magistrati condannano Lewandowska e Fagraldines a trent’anni, riconoscendoli colpevoli dell’assassinio. Nuovo ricorso, stavolta della difesa, che tira di nuovo in ballo la Cassazione. I giudici romani esaminano quanto scritto dai due avvocati difensori e il 7 settembre 2016 decidono che si torna in aula per la sesta volta. Tocca ancora alla Corte d’appello di Milano esaminare il caso e lo fa l’8 febbraio 2018. Anche stavolta la sentenza è di condanna a trent’anni di reclusione per i due imputati. Ma non è finita, perché la difesa ricorre ancora in Cassazione.