Cremona, cuoco sparito dalla nave da crociera: dieci anni senza giustizia

La famiglia di Angelo Faliva si oppone all'archiviazione del caso richiesta dal pm

Angelo Faliva davanti alla nave da crociera Coral Princess

Angelo Faliva davanti alla nave da crociera Coral Princess

Cremona, 20 giugno 2019 - «Abbiamo richiesto gli atti. Il mio legale, l’avvocato Marco Bencivenga, li studierà. Ci opporremo alla richiesta della procura di Cremona di archiviare il fascicolo sulla morte di mio fratello. Angelo si era rifiutato di diventare un corriere della droga. Per questo è stato ucciso: gettato in mare o bruciato nell’inceneritore della nave. Non ci sono alternative». Chiara, sorella fedele, donna coraggiosa, che per amore del fratello scomparso si è improvvisata detective. Senza mai rassegnarsi.

Neppure ora: non deve essere chiusa l’indagine aperta a suo tempo contro ignoti con l’ipotesi di reato di omicidio. Dieci anni senza Angelo Faliva. Dieci anni di misteri, silenzi, stranezze, indagini che Chiara definisce “imbarazzanti”. Nel 2009 Angelo Faliva ha 31 anni. È imbarcato come primo cuoco a bordo della nave da crociera “Coral Princess” in navigazione tra Aruba (Venezuela) e Cartagena de Indias (Colombia). Sparisce la sera del 25 novembre. L’allarme scatta solo la mattina dopo alle nove. «Su quindici dipendenti del ristorante – dice Chiara – è stato interrogato soltanto il compagno di cabina di Angelo, cuoco anche lui. Sono stati sentiti il capitano e il macellaio che dice di averlo visto alle sei del mattino con ancora indosso l’uniforme. E il resto dell’equipaggio? E i passeggeri a cena quella sera? E i 4mila imbarcati? Quella notte Angelo non è rientrato nella sua cabina. Dov’è stato? Perché nessuno lo ha visto, a parte il cuoco?». Le indagini di Chiara Faliva hanno portato a una scoperta inquietante. «Abbiamo fatto eseguire una perizia informatica sul computer di mio fratello. Il pc è stato manomesso quando era già in possesso della security di bordo. Sono state cancellate una decina di mail che mio fratello si era scambiato con un certo Tony, un tassista di Cartagena. Per la polizia colombiana quello usato da Tony è il linguaggio cifrato dei narcotrafficanti. Parla di ‘partite di scarpe’ che Angelo, in cambio di denaro, dovrebbe prelevare e portare a Miami e a Los Angeles. Mio fratello si defila sistematicamente, non è sbarcato, non ha avuto tempo. È un rifiuto. Tony insiste. Il 24 novembre l’ultimo rifiuto di Angelo. Il tassista gli dà appuntamento per il 26 novembre in un hotel di Cartagena che non viene nominato. Non è stata trovata l’ultima risposta di mio fratello. La scoperta l’avevo già fatta pochi giorni dopo la sparizione, il 2 dicembre del 2009. Avevo la password, ero entrata nell’account, avevo visto queste mail dove si parlava di scarpe. Mi ero ricollegata due giorni dopo, avevo cercate le mail. Non c’erano più. Qualcuno le aveva cancellate. Le avevo ritrovate nella posta inviata. Erano state cancellate dalla mail di arrivo, non da quella di invio».

Nella storia di Angelo Faliva s’inanellano altri misteri. Il compagno di cabina avrebbe visto un foglio con la foto del giovane cuoco e la scritta “Forget me” (“Dimenticatemi”). Nella cabina del fratello Chiara Faliva ha trovato un cappellino da cuoco, una bustina, con scritto “Capilla del Mar”. La grafia è quella di Angelo. Come se il cuoco avesse ricevuto una comunicazione improvvisa, una telefonata, e avesse appuntato quel nome sul cappellino. È quello dell’hotel di Cartagena dell’appuntamento con il tassista Tony? A bordo mancava un salvagente. Lo corda che lo teneva assicurato era stata staccata. Angelo non si separava mai da una catenina. Un mese dopo la sua sparizione la catenina è stata recapitata alla famiglia in una busta chiusa.