Processo Beccalli, per il giudice non ha ucciso Sabrina: "Pasini libero, maledetta legge"

Crema, era accusato di omicidio. Assolto perché il fatto non sussiste, sei anni per la distruzione del corpo. La sorella della vittima: "Lei non c’è più e lui si salva"

Sabrina Beccalli e Alessandro Pasini

Sabrina Beccalli e Alessandro Pasini

Crema (Cremona) - Simona Beccalli esce nel cortile del Palazzo di giustizia. Sbatte con violenza la borsetta a terra. Dà sfogo a tutta la sua rabbia dolorosa: "Maledetta legge italiana. Si salva, il disgraziato. L’ha uccisa, l’ha bruciata. Sei anni per avere ucciso una donna". Dal corridoio fa eco il fratello Gregorio, in compagnia dell’altra sorella, Teresa: "Legge italiana, vergognatevi". Nello stesso momento, l’uomo processato per l’omicidio della sorella di Simona, assolto con la più piena delle formule, muove i primi passi in libertà. Da qualche secondo, il giudice dell’udienza preliminare di Cremona, Elisa Mombelli, dopo una camera di consiglio di poco più di un’ora e mezza, ha letto il dispositivo della sentenza. Alessandro Pasini è assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di omicidio volontario: non è stato lui, che oggi ha 46 anni, a uccidere Sabrina Beccalli, sua amica di antica data, all’alba di Ferragosto di un anno fa, a Crema, nell’alloggio di via Porto Franco dove abitava l’ex compagna dell’uomo.

Quella notte non c’erano altre persone, quindi Sabrina non è stata uccisa. Assoluzione perché il fatto non sussiste anche per l’accusa di crollo di edificio (prima di allontanarsi Pasini aveva tagliato il tubo del gas). È stato condannato a sei anni di reclusione (nove anni, riduzione di un terzo per il rito abbreviato) per distruzione di cadavere (il corpo della donna dato alle fiamme nella sua Panda) e incendio pericoloso dell’auto. Il gup ha disposto l’immediata scarcerazione dal momento che l’ordinanza di custodia era per l’omicidio. Alessandro Pasini riassapora la libertà dopo 14 mesi: verso le cinque del pomeriggio ha lasciato il carcere di Monza. Irrefrenabile, incontenibile l’intemerata di Simona Beccalli. "Non conta niente la vita di una donna, di una madre. Sei anni. Adesso è lui la vittima. Questa è la legge italiana. Bene. Applausi. Mi vergogno di vivere in Italia, ma non mi vergogno di essere una donna. Lotterò fino alla fine. Andremo avanti a fare la guerra. C’è una preghiera che dice che si deve accettare tutto quello che ci viene da Dio, ma questo non posso accettarlo. Cosa sono sei anni per la vita di una persona?".

Il pm Lisa Saccaro aveva chiesto una condanna a ventotto anni: trent’anni per l’omicidio, altri dodici per la continuazione con gli altri reati, sconto di un terzo per l’abbreviato. Aveva parlato di "colpo inferto a mani nude da Pasini", di una copiosa fuoriuscita di sangue "indicativo di una straordinaria forza lesiva", di "disegno criminoso" per cancellare le tracce, di "sconcertante assenza di scrupoli", di "fredda organizzazione". Pasini ha sempre sostenuto (ed è stato creduto) di avere trovato l’amica senza vita nella vasca da bagno, stroncata da un malore dopo un festino alla droga. Era sprofondato nel sonno dopo un mix di stupefacenti e alcol. Aveva sentito un forte rumore dal fondo del corridoio, ma non era riuscito ad alzarsi e si era riaddormentato. Al risveglio, verso le cinque, aveva notato sul copriletto piccole macchie di sangue. Si era messo alla ricerca dell’amica e l’aveva trovata riversa a testa in giù nella vasca, col volto insanguinato. In preda al panico, aveva deciso di distruggere il cadavere col fuoco. Si inserisce qui una circostanza surreale e dolorosa. Una volta ritrovato nell’auto annerita, il corpo carbonizzato era stato scambiato per la carcassa di un cane e distrutto in un inceneritore. Di Sabrina Beccalli e della sua vita bruciata a 39 anni erano rimasti solo minuscoli frammenti ossei.