Non si cresce con un’Italia a due velocità

Evitando di fare classifiche su ricchi e poveri, l’indagine dell’Istat mette il dito in una piaga aperta dall’unità d’Italia

Milano, 15 giugno 2018 - 

LETTERA

Ma siamo davvero così fortunati e benestanti noi milanesi? Escono i dati di uno studio Istat e scopriamo che non possiamo lamentarci, il nostro reddito è praticamente il più alto d’Italia e nettamente superiore alla media nazionale. E non sto parlando di supermanager, parlo di reddito da lavoro dipendente. Non metto in dubbio la scientificità dello studio, ma mi sembra che non venga tenuto in considerazione il costo della vita che alla fine fa svanire il mito di stipendi “da nababbo”. Riccardo, Milano

RISPOSTA

Evitando di fare classifiche su ricchi e poveri, l’indagine dell’Istat mette il dito in una piaga aperta dall’unità d’Italia. Viviamo in un paese che viaggia a velocità diverse e negli ultimi anni la differenza di marcia è tornata a farsi marcata, non solo per quanto riguarda redditi e stipendi ma anche e soprattutto per tasso di occupazione e persino aspettative di vita. La questione quindi non è solo ridurre la forbice tra il reddito medio di Milano, superiore ai 29mila euro, e quello dell’ultima provincia (Vibo Valentia) fermo a poco più di 12 mila. È sanare una frattura sempre più profonda: il tasso di occupazione al Nord è intorno al 70% mentre al Sud è fermo al 47% con gli inoccupati - cittadini che non lavorano né studiano - che risultano essere il triplo delle regioni settentrionali. Per crescere, veramente e in modo solido, è evidente la necessità di portare in pari i piatti di questa bilancia. Impresa che potrebbe anche correggere il costo della vita, rendendolo uniforme in tutto il Paese. ivano.costa@ilgiorno.net