Comitato alla tedesca

Milano, 18 maggio 2018 - Le prime bozze del contratto di governo tra Lega e 5 Stelle contenevano alcune affermazioni potenzialmente devastanti (la possibile uscita dell’Italia dall’euro) e un paio di stranezze come la richiesta unilaterale di cancellare il 10% dei debiti che abbiamo nei confronti della Bce. Ma sono state criticate anche per una proposta sensata: l’esplicita previsione di un «comitato di conciliazione» composto dal presidente del Consiglio, dai leader dei partiti della maggioranza, dai capigruppo parlamentari e dai ministri di volta in volta competenti. Si è detto che si tratterebbe di un organo extra-costituzionale, facendo intendere che sarebbe stato anti-costituzionale, perché lederebbe l’autonomia del premier e le prerogative del Consiglio dei ministri.

Gli sherpa di Di Maio e Salvini avevano fissato regole di voto inutilmente dettagliate e usato termini da legulei fuorvianti. L’idea di fondo però è giusta. Non è la pura riproposizione dei «vertici di maggioranza» della Prima Repubblica. È copiata, con quelle aggiunte da neofiti, dagli accordi di governo austriaci e tedeschi che di solito nella prima pagina prevedono un organismo identico per funzioni e composizione. Il «comitato di conciliazione» (così lo chiamano) si riunisce almeno una volta al mese per trovare preventivamente il consenso su tutte le questioni più importanti. Sia i politici sia gli studiosi delle istituzioni lo considerano un utile meccanismo per stabilizzare il governo prevenendo i possibili conflitti tra i partiti che lo sostengono. Per quanto dettagliati, anche i contratti di coalizione austriaci e tedeschi risultano incompleti e richiedono adattamenti giorno per giorno. Se dovesse salpare, la navigazione del Salvini-Di Maio ne avrà sicuramente bisogno.