Respinta perché femmina. A Brescia bufera sulla scuola calcio

Il padre di una bimba di 8 anni che sogna di giocare a pallone: "Ci hanno liquidato in modo sbrigativo dicendo che non può essere accolta"

Una calciatrice

Una calciatrice

Brescia - Clementina, 8 anni, è cresciuta in una famiglia di appassionata di calcio. Il nonno materno è Francesco Vincenzi, ex attaccante anni ‘70-80 di Milan, Roma, Brescia e Ascoli. Aveva e ha tuttora un sogno: giocare a calcio. E voleva, vorrebbe farlo con il cuginetto. La mamma ha cercato di iscriverla alla scuola calcio della Pavoniana, storica società cittadina che a Brescia esiste dal 1975 e da dove per un breve periodo è passato anche Mario Balotelli. Ma la risposta è stata spiazzante: per il bambino non c’era alcun problema mentre la bimba non poteva essere iscritta proprio perché di un sesso diverso.

Papà Alessandro racconta: "Quello che ci ha ferito è stato il modo, sbrigativo. Ci hanno detto che mancano gli spogliatoi o le figure femminili per accoglierla, ma da che mondo è mondo a quell’età maschi e femmine giocano insieme. Anche io ho allenato una squadra di pulcini in passato e così accadeva".

Clementina è stata per la prima volta al Rigamonti a vedere il Brescia quando aveva solo 4 anni: "Un Brescia-Carpi, segnò anche Caracciolo, il suo primo idolo". Ora con il nonno guarda le partite del Milan e della Nazionale in televisione. "Ha sentito tutto – dice papà Alessandro – il giorno in cui è stata respinta la sua iscrizione. Abbiamo cercato di spiegarle in modo sereno, ma l’ho vista molto colpita. Per fortuna siamo stati contattati da Cristiana Girelli (calciatrice bresciana, attaccante di Juventus e Nazionale, ndr) che ha voluto incontrarla per farle coraggio e non farle passare la passione per il calcio e anche il Brescia femminile ci ha detto che se vogliamo iscriverci da loro siamo i benvenuti".

Stefano Cervati, presidente della scuola calcio e responsabile dell’attività di base della Pavoniana, ha raccontato la propria verità. "Per prima cosa abbiamo chiesto scusa, anche tramite un comunicato ufficiale, alla bambina perché se lei o i suoi genitori pensano di aver subito un torto era doveroso farlo. Ancor prima di accertare la verità. In Pavoniana da 46 anni facciamo aggregazione, non discriminazione e numerosi sono stati i nostri eventi per beneficienza". Allora cosa è successo? "Il Covid ci ha imposto delle restrizioni in fatto di strutture e in questo momento purtroppo non siamo attrezzati per assegnare uno spogliatoio tutto a una bambina. Non ci sembrava certo il caso di farla spogliare con maschi, magari anche più grandi di lei. Una nostra squadra ha dovuto addirittura emigrare. In passato – continua Cervati – abbiamo sempre tesserato delle bambine e anche quest’estate nell’Open Day le porte erano aperte a tutti. Il nostro vanto è vedere i nonni che portano i bambini, o le bambine, a giocare da noi. Purtroppo sotto Covid abbiamo dovuto riorganizzarci in quattro e quattr’otto e anche la repentina morte del nostro responsabile Fulvio Sanna ha scombussolato la nostra organizzazione".

Stefano Cervati tende la mano alla famiglia della bambina, "una famiglia tra l’altro che collabora con la nostra società da anni con altre figure. Ho cercato di parlare con Cristiana Girelli, ma non è stato possibile. Sono disposto ad incontrare il padre di Clementina in modo assolutamente sereno e se serve metto a disposizione un autista per portare la bambina ad allenarsi in una società strutturata per accoglierla. Nel frattempo se qualcuno di noi ha sbagliato con i modi se ne assumerà le responsabilità e noi contiamo di attrezzarci nuovamente e il prima possibile per far giocare tutti quanti, bambini o bambine, lo vogliano fare in Pavoniana".