di Federica Pacella
Per l’ufficialità bisognerà aspettare lunedì 21 marzo, ma, al netto di un clamoroso colpo di scena che smentisca quanto affermato dal commissario europeo Janus Wojciechowski, è ormai assodato che dall’Europa arriverà la deroga per “sbloccare“ migliaia di ettari di terreni incolti. Una misura che Regione e agricoltori lombardi caldeggiavano, attraverso le associazioni di categoria come Coldiretti e Confagricoltura, non solo per dare una fonte aggiuntiva di redditività per far fronte al caro prezzo di energia e materie prime, ma anche per cercare di colmare la drastica riduzione di mais e grano legata alla guerra in Ucraina. La deroga “libererà“ 200 mila ettari in Italia da destinare a coltivazioni per l’approvvigionamento del bestiame e per i cittadini. In Lombardia, si calcolano nuovi 40mila ettari, di cui 6mila nel Bresciano, secondo la stima di Coldiretti Brescia. "La politica europea – ricorda Giovanni Martinelli, allevatore bresciano, nonché membro di giunta Coldiretti Brescia e coordinatore consulta latte, - dal 1988 in poi aveva deciso di dare contributi ad allevatori ed agricoltori che lasciavano incolti una certa quantità di terreni per regolamentare il meccanismo di domanda e offerta, affinché l’allevatore e l’agricoltore avessero il giusto prezzo. Nel corso degli anni, però, le cose sono cambiate e ormai quel vincolo è anacronistico". Tra i grandi cambiamenti, ad esempio, c’è la perdita di superficie maidicola, che in Lombardia si è ridotta del 45% in 10 anni, anche per effetto della cementificazione. La conseguenza è che si è passati dall’autosufficienza nazionale alla dipendenza per il 50% dalle importazioni dall’estero (una buona parte dall’Est Europa), che espone inevitabilmente anche al rischio geopolitico: oggi gli allevatori stimano di avere riserve di mangime per non oltre un mese e mezzo. "La deroga è transitoria, ma l’auspicio è che possa entrare anche nella Pac 2023 – sottolinea Martinelli – noi stiamo chiedendo la revisione di questo specifico elemento. L’obiettivo è di andare ad aumentare la produzione di mais, ma anche grano duro e tenero necessari per pasta e pane". Aumentare le superfici coltivabili è immediatamente applicabile e non richiederà costi aggiuntivi. "Era la soluzione più semplice da attuare, si tratta di aggiungere il 5-6% di superficie coltivata. I frutti di questo mais arriveranno in autunno, per cui nel breve periodo serviranno aiuti dal punto di vista finanziario per aiutare le imprese ad affrontare i costi esponenziali: basta pensare che la razione media di mangime per una vacca da latte è passata da 6 a 10 euro in pochi mesi. Eravamo abituati a prezzi altalenanti, ma non su tutte le voci come invece sta accadendo ora. È aumentato tutto, tranne il prezzo di quello che possiamo mettere sul mercato.