Suona un po’ come un ultimo, disperato, appello, per scongiurare il peggio, il messaggio che i detenuti del Nerio Fischione hanno voluto mandare a presidente della Repubblica, del Consiglio, al ministro della Giustizia con viceministro e sottosegretari, e ai vertici dell’amministrazione penitenziaria. Un ultimo appello, alla vigilia del flashmob di fronte ai due istituti di pena, per sottolineare che dove il dialogo c’è, per ora disordini non ci sono stati, nonostante la situazione del sovraffollamento sia disumana. "Noi detenuti di Nerio Fischione – si legge nella lettera – abbiamo scelto di intraprendere la strada del dialogo con le Istituzioni piuttosto che quella delle iniziative di protesta interne agli istituti". Il punto è che a due anni dall’ultima lettera alle istituzioni scritta dai detenuti, le condizioni di vita sono andate sempre più deteriorandosi fino a raggiungere "un sovraffollamento che ci sta togliendo dignità e speranza", ma solo in una occasione (il 17 giugno) qualcuno della politica è andato a parlare con chi vive nel carcere più sovraffollato d’Italia.
"Non tutti i detenuti, anche qui a Brescia, sono d’accordo con la strada che noi abbiamo scelto. Alcuni vorrebbero adottare strategie diverse, anche eclatanti. Noi, per quel che possiamo, ci impegniamo quotidianamente per promuovere il dialogo con le Istituzioni e la richiesta pacifica di risposte urgenti. Tuttavia, mantenere giorno dopo giorno questo impegno non è facile". C’è bisogno di ascolto, di risposte, di incontro, per individuare "quali strumenti potrebbero aiutarci a sopravvivere". Non si chiedono regali, come più volte ribadito, ma "solo di portare a termine la nostra condanna dignitosamente".
Federica Pacella