Dopo vent’anni chiama l’ex: "Devi risarcirmi"

La donna e il nuovo compagno sotto processo per tentata estorsione, ma i giudici li prosciolgono dopo averli accusati di un reato minore

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di Beatrice Raspa

Contatta l’ex fidanzato dopo quasi 20 anni, gli rivela di essere all’epoca rimasta incinta di un figlio suo e di aver perso il bambino e tenta di estorcergli cinquantamila euro. Per essere più convincente, porta con sé all’appuntamento fissato con l’ex, per ritirare l’obolo richiesto, il nuovo compagno, il quale affibbia al malcapitato una testata e gli fracassa il setto nasale.

È la storia che arriva dal Tribunale e che ha visto nel ruolo di imputati due quarantacinquenni di Brescia: una barista e l’attuale fidanzato, nei guai per tentata estorsione e lesioni ai danni di un imprenditore di Lumezzane, qualche annetto in più.

Il processo ha avuto un epilogo a sorpresa: i giudici della prima sezione penale – presidente, Roberto Spanò – hanno derubricato la contestazione più grave in esercizio arbitrario delle proprie ragioni, reato procedibile solo a querela (nella fattispecie mancante) e dichiarato il non luogo a procedere. Idem per le lesioni, reato procedibile d’ufficio solo in caso di prognosi superiore ai venti giorni: la parte offesa nelle scorse settimane, dopo avere accettato un risarcimento stragiudiziale simbolico di cinquecento euro (poi devoluti all’ospedale Civile che gli aveva prestato le prime cure, ndr), ha scelto di fare un passo indietro e di non costituirsi parte civile nei confronti della coppia.

Il sostituto procuratore Marzia Aliatis invece aveva chiesto condanne per entrambi.

La vicenda risale al 2018. Stando all’imprenditore, assistito dall’avvocato Giovanni Orlandi, la barista, con cui aveva avuto una relazione durata un anno nel Duemila, un bel giorno si era improvvisamente ripalesata nella sua vita adducendo di aver bisogno d’aiuto perché attraversava un periodo di crisi e di grandi difficoltà economiche.

La ricomparsa della signora, che nel corso degli anni è poi diventata mamma due volte, era coincisa pure con una sorprendente rivelazione: all’epoca della loro storia d’amore pare fosse rimasta incinta di un figlio a sua insaputa, ma la gravidanza era andata male, ragione per cui si sentiva in diritto di avere una sorta di risarcimento morale, da tradurre ovviamente in contanti. L’imprenditore inizialmente ha detto di non essersi tirato indietro e, a fronte di numerose telefonate e altrettante richieste, avrebbe più e più volte allungato aiuti, in tutto circa diecimila euro.

Le chiamate, però, con il trascorrere dei mesi, avrebbero iniziato a diventare sempre più pressanti e le istanze “risarcitorie“ sempre più insostenibili.

Finché la donna questa la versione della parte offesa sostenuta anche dalla Procura, nel maggio di due anni fa si sarebbe presentata con l’attuale fidanzato sotto l’azienda dell’ex e avrebbe preteso da lui altri cinquantamila euro.

In quel frangente scattò l’aggressione con la testata da parte del nuovo compagno. Una versione stigmatizzata dagli imputati, difesi dall’avvocato Michele Coccia del Foro di Bergamo. La barista in aula ha raccontato una verità opposta: scoprì di essere incinta solo dopo la fine della relazione e a suo dire fece di tutto ai tempi per contattare l’imprenditore, senza però mai riuscirci. Così lasciò perdere. Fu poi lui, e non il contrario, a riapparire dal nulla. E fu sempre lui a essersi offerto di aiutarla economicamente e a chiederle in modo pressante di rivedersi. Per questo durante l’incontro concordato lei si era portata dietro il nuovo compagno.

L’avvocato Coccia ha chiesto la derubricazione della tentata estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni, con conseguente proscioglimento. Richiesta accolta dai giudici.