Covid, rischio parti prematuri da mamme malate: "In gravidanza si vaccinano in poche"

Brescia, agli Spedali Civili seguite 230 positive in poco più di un anno: con il Covid il rischio di nascite anticipate aumenta del 20%

Vaccinazioni Covid in gravidanza

Vaccinazioni Covid in gravidanza

Brescia - "Continuiamo ad avere gravide positive, non andiamo mai a zero, perché si vaccinano ancora poco". A dirlo il direttore di ostetricia e ginecologia dell’Asst Spedali Civili, reparto dove ogni anno nascono circa 3mila bambini, e che, tra marzo 2020 e giugno 2021 ha seguito 230 donne positive di tutta la provincia sulle 3.600 registrate in tutta Italia. "Lo scorso anno era già emerso il rischio di parto prematuro, da alcuni studi osservazionali, che erano però molto piccoli – spiega Enrico Sartori, direttore ostetricia e ginecologica di Asst Spedali Civili – a settembre di quest’anno, invece, sono stati pubblicati due studi molto importanti, che evidenziano che effettivamente c’è un rischio di parto prematuro".

Il dato più significativo, per il campione preso in considerazione (230mila gravide, quasi 9mila positive al Covid), è uno studio californiano che ha evidenziato che il rischio relativo di un parto pre-termine sotto le 32 settimane nelle donne positive a Covid è di 1.6, tra le 32 e le 37 settimane è di 1.4. "Vuol dire – chiarisce Sartori – che il rischio di parto pre-termine aumenta rispettivamente del 60% e del 40%". Al Civile, sui 230 parti positivi, 20 sono stati pretermine, pari all’8,7%: rispetto allo storico registrato al nosocomio bresciano, si parla di circa un 20% in più di rischio di parto prematuro. Poiché sono diverse le cause che possono determinare la gravidanza precoce (diabete, obesità, ipertensione), bisogna poi valutare se e quanti casi siano ‘colpa’ di Covid. "Di questi 20 – precisa Sartori – di 9 possiamo dire che siano Covid-correlati. Evidenziano che 3 sono nati a tra le 27,6 settimane e le 33, quindi precoci: probabilmente il serio danno Covid per i prematuri".

Valori assoluti tutto sommato contenuti, che tuttavia indicano che il rischio esiste e che è meglio prevenirlo con la vaccinazione. Anche perché il problema non è solo la nascita pre-termine, con tutti i rischi per il bambino che ciò comporta, ma anche la salute stessa dei piccoli. "Sui 238 nati da mamma positiva – spiega Francesco Risso, direttore della Terapia intensiva neonatale – 235 sono risultati negativi, 3 sono stati positivi. Di questi, 2 si sono positivizzati a 72 ore dalla nascita e sono stati bene. Uno solo si è positivizzato per trasmissione verticale del virus, da mamma a figlio tramite la placenta, ed è nato con sintomi gastrointestinali che lo hanno portato all’intubazione. Può sembrare poco 1 su 238, tanto da indurre a pensare che sia inutile vaccinarsi. Intanto, abbiamo un bambino che è stato male. Inoltre, anche se un bambino nasce negativo, può subire comunque le conseguenze della positività della madre". 

Ne è esempio il caso di un neonato di 33 settimane che ha subito le conseguenze dell’insufficienza respiratoria della madre, finita intubata per Covid. "Nella maggior parte dei casi i bambini nascono negativi, ma il virus in utero non è gratis. A maggior ragione è bene fare il vaccino". C’è poi la questione della separazione madre-figlio, nel caso di nascita pre-termine che richiede il ricovero in terapia intensiva prenatale, visto che se i genitori sono positivi non possono entrare in reparto. "Esistono centinaia di lavori – sottolinea Risso – che evidenziano come la presenza della mamma per i neonati favorisca un outcome positivo per il cervello dei piccoli. Non è solo una questione romantica, quella delle coccole: il fatto di riceverle o meno fa la differenza nello sviluppo del cervello dei bambini". Non da ultimo, nella Tin del Civile sono arrivati anche 13 che si sono positivizzati a casa, nel primo mese di vita: nel 46% dei casi la sintomatologia era di stress respiratorio, per cui il 75% ha dovuto fare una settimana di assistenza respiratoria. "Voglio andare contro la vulgata secondo cui il virus non fa nulla ai bambini. Vero che il passaggio transplancentare è rarissimo, ma l’intero film lo vedremo tra un po’ – evidenzia Risso – contrarre il virus in gravidanza potrebbe comportare complicanze che, anche se non determinano la positività del bambino, ne condizionano la salute".