Il dipinto del Settecento è "tornato a casa", la Valsabbia è in festa

La piccola comunità di Ono Degno e quella di tutto in circondario hanno festeggiato il ritorno nella Chiesa di San Zenone

"San Giuseppe con Bambino Gesù e Santi" insieme ai restauratori

"San Giuseppe con Bambino Gesù e Santi" insieme ai restauratori

Ono Degno (Brescia), 20 maggio 2019 - La comunità di Ono Degno, “piccolo gioiello” adagiato nel verde a Pertica Bassa, ha vissuto una giornata di grande festa. In effetti domenica 19 maggio, in concomitanza con la celebrazione delle Sante Cresime, i fedeli della località dell’Alta Valsabbia hanno avuto un altro, importante motivo per gioire. Dopo quasi un anno di lontananza per un certosino lavoro di restauro, è infatti “tornato a casa” lo splendido dipinto settecentesco intitolato “San Giuseppe con Bambino Gesù e Santi”, che costituisce un preciso motivo d’orgoglio non solo per la Chiesa di San Zenone, ma per tutto il paese e per l’intero territorio valsabbino.

Un’opera su tela dalle notevoli dimensioni (320 per 180 cm), che ha ricevuto la sua attribuzione definitiva solo nel 2015, quando un esperto di indubbio rilievo come Stefano L’Occaso, tra l’altro ex direttore del polo museale lombardo, ha individuato il suo autore in un artista accreditato come Bartolomeo Scotti (1685-1737). Il dipinto, che risale alla prima metà del Settecento, si trovava in condizioni assai precarie, tanto che l’inesorabile scorrere del tempo e una spessa patina di sporco rendevano impossibile scorgere l’uso dei colori che contraddistingue l’opera dello Scotti, impendendo così di ammirare in tutta la sua bellezza il dipinto collocato sull’altare di San Giuseppe.

Una situazione che ha dato il via all’impegnativo percorso necessario per restituire l’originario splendore all’olio su tela, un lavoro assai complicato dal punto di vista tecnico-operativo che è stato affidato ad uno staff qualificato come quello di Leonardo Gatti, che per condurre a buon fine l’operazione ha fatto ricorso con pazienza certosina ad una metodologia all’avanguardia (in particolare la pulitura è stata eseguita con speciali impacchi di solvente a ph neutro) e ad una grande abilità di esecuzione.

In tutto il processo di restauro, che ha sfiorato l’anno di durata ed è stato portato avanti con il nulla osta della Soprintendenza di Brescia e seguito con attenzione costante dal dottor Angelo Loda, un aiuto di particolare importanza è giunto dalla Fondazione della Comunità Bresciana, che ha messo a disposizione un cospicuo contributo per aiutare a sostenere gli ingenti costi legati al progetto che proprio domenica 19 ha mostrato a tutta la comunità di Ono Degno e ai molteplici visitatori presenti gli importantissimi risultati ottenuti. Una grande gioia ribadita non solo dai fedeli che hanno visitato l’altare di San Giuseppe della Chiesa di San Zenone, ma anche dal parroco, don Lorenzo Emilguerri, che ha avuto il coraggio e la tenacia di portare a termine un restauro che ha permesso di recuperare nel suo originario splendore un autentico tesoro artistico.

Un dipinto che in passato aveva già subito pesanti interventi e che in basso, nella parte centrale, presentava addirittura un ampio taglio effettuato per consentire l’inserimento del tabernacolo. Proprio questo è stato il punto che ha permesso al restauratore Leonardo Gatti ed al suo staff di effettuare un’autentica scoperta. In effetti, dopo avere ritrovato dei frammenti originali della tela ritagliati appunto per consentire l’inserimento del suddetto tabernacolo, è cominciata una meticolosa opera di riposizionamento, realizzata con abilità manuale e grandi capacità tecniche, che ha restituito all’opera le sue condizioni iniziali, riportando alla luce pure il piede del Santo. Scoperte e “riscoperte” che i fedeli di Ono Degno e di tutta Pertica Bassa hanno salutato con un grande gioia, tributando un prolungato applauso al “ritorno” sul suo altare di San Giuseppe e al lavoro dell’uomo che ha reso possibile tornare ad ammirare nel suo originario splendore, che sembrava ormai perso irrimediabilmente sotto il velo dello sporco e del tempo, una pregiata opera d’arte del Settecento che con i suoi colori e le sue luci “illumina” il cammino della fede e rappresenta a buon diritto un prezioso motivo d’orgoglio per tutta la Valsabbia.