Brescia Calcio, due dipendenti positivi al coronavirus

Contatti in quarantena, chiusa la sede di via Ferramola

Il presidente Massimo Cellino

Il presidente Massimo Cellino

Brescia, 19 marzo 2020 - La speranza di tutti è che il Brescia possa tornare al più presto al centro dell’attenzione per le vicende del campo, ma, in attesa del sospirato ritorno all’attività agonistica, la società biancazzurra, suo malgrado, offre sempre nuovi motivi di cronaca.

Nelle ultime ore è stato confermato che due “dipendenti prestanti funzioni di ufficio” sono stati trovati positivi al Covid-19. Tutto il personale che ha avuto contatti con i due che sono stati trovati positivi stato posto in quarantena ed è scaturita l’immediata chiusura della sede di via Ferramola, che sarà sottoposta a bonifica e sanificazione e rimarrà chiusa fino a sabato 28 marzo. Nel comunicato con il quale il Brescia Calcio ha annunciato questa situazione c’è pure il riferimento alla mole di lavoro che sarà ulteriormente ridotta nelle prossime settimane anche se “qualche minima attività dei nostri tesserati potrebbe procedere presso il centro sportivo di Torbole Casaglia, sempre nel rispetto delle indicazioni del Dpcm”. Proprio la sede operativa che è stata il punto di riferimento della furente polemica che martedì 17 ha contrapposto l’Aiac alla società del presidente Massimo Cellino, che, incurante del particolarissimo periodo che stiamo vivendo, aveva convocato per la mattina seguente i tecnici e i membri degli staff degli allenatori esonerati, Eugenio Corini e Fabio Grosso per una riunione programmatica. Alla chiamata del sodalizio bresciano, alla fine, hanno risposto soltanto il preparatore atletico Salvatore Sciuto e il collaboratore tecnico Stefano Olivieri, entrambi appartenenti allo staff dell’allenatore bagnolese. Una presenza limitata, in ossequio sia alle norme del momento che impongono di non uscire da casa se non per motivi urgenti sia alla posizione presa dall’Aiac che, individuando ragioni contrattuali e al pagamento degli stipendi dietro al comportamento del sodalizio biancazzurro, si è riservata il diritto di intraprendere azioni legali nelle sedi opportune ed ha invitato i suoi tesserati a non aderire alla richiesta della società del presidente Cellino.

A questo punto non rimane che seguire quelle che saranno le evoluzioni di una vicenda che ha scatenato pesanti critiche alle quali il Brescia Calcio ha cercato di rispondere ribadendo di voler tutelare in ogni modo la salute dei suoi tesserati e di voler rispettare le direttive del DPCM, pur avendo deciso di convocare una riunione che avrebbe dovuto stilare il programma di lavoro per i giocatori della prima squadra in questo periodo di emergenza e di isolamento forzato. Fino a questo momento la sosta delle Rondinelle è fissata sino a sabato 28 marzo, ma, vista la situazione attuale, la ripresa dell’attività rimane più che mai avvolta nell’incertezza. In molti parlano di estensione della fermata collettiva sino al 3 aprile, ma altri preferiscono non indicare la data nella quale potranno ripartire almeno gli allenamenti di gruppo, all'aperto sul campo e non al chiuso delle proprie case.