Processo Bossetti, l'uomo che trovò il cadavere di Yara: "Qualcuno mi ha fissato per 15 minuti"

La sorella di Yara ha ripercorso le fasi della sera della sparizione della sorella: "Se fosse successo qualcosa di preoccupante lo avrei saputo". Scotti, l'uomo che ha rinvenuto il cadavere, ha raccontato che mentre attendeva l'arrivo delle forze dell'ordine un uomo, ai bordi del campo, lo aveva guardato per circa un quarto d'ora e se ne era andato quando aveva sentito le sirene

La sorella di Yara (LaPresse)

La sorella di Yara (LaPresse)

Bergamo, 18 settembre 2015 - E’ iniziata poco dopo le 9.30 una nuova udienza del processo a Massimo Bosetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. In aula anche la sorella di Yara, Keba Gambirasio, arrivata in tribunale accompagnata dalla mamma Maura Panarese e dal papa’ FulvioIn aula, come anche la scorsa settimana, anche la gemella di Bossetti. Quando l’imputato ha fatto il suo ingresso in aluta non ha piu’ mostrato l’indifferenza delle scorse sedute, ma ha salutato il pubblico e la sorella. Dopo Keba sono stati sentiti l’uomo che trovo’ il cadavere di Yara e il padre di una sua compagna di squadra che la vide uscire dalla palestra. 

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

LA SORELLA: "YARA NON ERA PREOCCUPATA" - Il racconto di Keba Gambirasio ha aperto la seduta di oggi del processo a Massimo Bossetti. Molto emozionata, la ventenne, parte civile al processo, ha ripercorso le fasi della sera della sparizione della sorella, che ha spiegato, “non aveva un diario personale, solo quello di scuola che io leggevo per controllare che facesse i compiti. Usava il pc di casa per scrivere a dei ragazzi tedeschi gemellati con la scuola”. Il 26 novembre 2010, ha raccontato, “sono uscita alle 15.45 per andare a pallavolo. Quando sono tornata mia madre mi ha detto che Yara era andata a portare uno stereo in palestra ed era preoccupata perche’ non era ancora tornata. Quella sera mia mamma usci’ a piedi per cercare Yara, io rimasi a casa con il mio fratellino e aspettavano mio papa’”. "Se fosse successo qualcosa di preoccupante lo avrei saputo", "se avesse avuto qualche approccio me lo avrebbe detto", ha ancora dichiarato Keba Gambirasio ripercorrendo il rapporto con la tredicenne uccisa. La ragazza ha spiegato che si sarebbe accorta se ci fosse stato qualcosa di strano nei giorni precedenti alla sparizione di Yara.

Non avevo mai conosciuto Bossetti e nemmeno i suoi familiari - ha detto Keba Gambirasio -. Yara era una sveglia, e sportiva, sempre in jeans e maglietta, metteva la gonna solo per le occasioni ufficiali. Non mi ha mai parlato di ragazzi piu’ grandi o di avere confidenza con alcuni di loro. Non aveva rapporti con persone piu’ grandi, me lo avrebbe detto o lo avrei saputo: io conoscevo tutte le sue frequentazioni, i compagni e gli amici del Centro estivo. Lei non mi mostrava mai il suo cellulare, ma so che nei contatti aveva solo numeri di parenti e compagni di scuola. Quando andavamo in vacanza stavamo dai parenti e frequentavamo solamente loro, e per uscire di casa chiedevamo sempre il permesso ai nostri genitori. La sera in cui è scomparsa avevamo discusso per portare lo stereo in palestra, ma poi abbismo concordato con la mamma che lo avrebbe portato lei.” Anche perchè aveva l'allenamento di pallavolo.

La difesa ha poi chiesto perchè il 27 novembre 2015 Keba avesse cambiato account e password del suo pc personale. Lei ha risposto: "Non ricordo la data. Ho cambiato account e password". 

Il luogo in cui è stato ritrovato il corpo di Yara Gambirasio a Chignolo d'Isola

TESTE: "USCITA DALLA PALESTRA SORRIDEVA" - “Ricordo che lei stava uscendo dalla palestra, io stavo entrando. Ci siamo incrociati, lei mi ha sorriso e io le ho detto ‘ciao Yara’, poi ognuno è andato per la sua strada”. Fabrizio Francese è l’ultima persona ad aver visto Yara Gambirasio prima della sua scomparsa. Nella sua deposizione resa questa mattina al processo, ha ricordato così quella sera del 26 novembre 2010. L’uomo è convinto che, dopo averla incrociata, Yara sia uscita dalla palestra: “Non l’ho vista uscire, per vederla mi sarei dovuto girare indietro, cosa che non ho fatto. Però ho avuto la netta impressione che Yara sia uscita dalla palestra perché ho sentito sbattere la porta”. E ancora: “Ricordo che la sua era una camminata spedita, Yara non era titubante”. Secondo il testimone, è impossibile che Yara, anziché lasciare la Polisportiva di Brembate, avesse imboccato il corridoio verso gli spogliatoi: “No - è stata la sua risposta - se avesse cambiato direzione verso il corridoio degli spogliatoi me ne sarei accorto”. 

IL RITROVAMENTO DEL CORPO - Ilario Scotti, testimone appassionato di aeromodellismo, ha raccontato il momento in cui il 26 febbraio del 2011 trovò il corpo di Yara nel campo di Chignolo d'IsolaHa spiegato che dopo aver recuperato il suo aereo modello, vide quello che «sembrava un mucchio di stracci». «Mi avvicinai e mi accorsi che era un cadavere - ha ricostruito Scotti -. Rimasi in quel posto per il timore di non riuscire a vederlo più. Chiamai il 112: mi dissero, ha le scarpe? Nere risposi. Pantaloni? Neri. Non si muova da lì, mi risposero». Scotti ha raccontato di essere stato - dal 26 novembre del 2010, giorno della scomparsa di Yara Gambirasio, al suo ritrovamento, esattamente 3 mesi dopo - una decina di volte nel campo per far volare i suoi aeromodelli, di mercoledì e di sabato. Quel sabato fu il cattivo funzionamento di uno dei suoi aerei che fece sì che scoprisse il corpo della ragazza. 

Ilario Scotti

UN UOMO MISTERIOSO SUL LUOGO DEL RITROVAMENTO - Scotti ha poi ribadito le dichiarazione rese durante l'indagine: mentre attendeva l'arrivo delle forze dell'ordine un uomo, ai bordi del campo, lo aveva guardato per circa un quarto d'ora e se ne era andato quando aveva sentito le sirene. «Era poco più alto dell'utilitaria da cui è sceso - ha ricordato Scotti - aveva una età di 50/55 anni, calvo e con una giacchetta da pensionato.  È salito su un panettone di cemento a bordo del campo e mi ha guardato per 10-15 minuti. Ho colto qualcosa di strano: guardarmi va bene ma per 15 minuti...». L'uomo se n'era poi andato quando aveva sentito le sirene delle forze dell'ordine.

LE INDAGINI SUL TRAFFICO TELEFONICO -  Nel corso del processo a Massimo Bossetti, due carabinieri hanno ricostruito in aula, le prime indagini sul traffico del telefono di Yara e sul tragitto che la ragazza avrebbe dovuto fare dalla palestra di Brembate di Sopra, da cui scomparve e la sua abitazione. Un militare ha ricordato come Fulvio Gambirasio si presentò alla caserma di Ponte San Pietro intorno alle 20,30 del 26 novembre del 2010. Il carabiniere, attraverso il Nucleo investigativo attivò il cosiddetto "Sistema Carro", (ora in disuso) che dà indicazioni generiche, il quale inizialmente localizzò il telefono in un’ampia zona del Nord Italia, tra Monza e Novara. Fu la Vodafone, che diede una risposta diversa il giorno dopo e individuò l’ultima cella contattata dal telefono in quella di via Ruggeri a Brembate di Sopra alle 18.55Un altro investigatore ha invece quantificato in quasi nove minuti il tempo per percorrere il tragitto dalla palestra alla casa della ragazza.

CD SCOMPARSO DAL FASCICOLO - Un cd contenente la relazione di un consulente informatico sul materiale appartenente a Yara Gambirasio (in particolare un mp3) non è stato trovato nel fascicolo del dibattimento e, pertanto, il consulente stesso ne ha prodotto una copia della quale già esisteva una versione cartacea. «Quel cd era stato inviato all’ufficio Gip - ha detto il pm Letizia Ruggeri -, ma non è più tornato. È una cosa spiacevole ma è così. Il problema è stato risolto grazie a una copia del cd conservata dal consulente». 

I PC DI CASA GAMBIRASIO - Dall’analisi dei due computer presenti in casa di Yara (uno usato da tutta la famiglia, l’altro dalla sorella Keba) è emerso un loro «utilizzo familiare» nel senso che non vi sono «tracce di comunicazioni con terzi», escluse alcune mail di lavoro del padre di Yara, Fulvio, e un sistema di messaggistica che Yara utilizzò per tenersi in contatto con degli studenti tedeschi. Lo ha spiegato un consulente informatico della Procura.

 

(ha collaborato Gabriele Moroni)