Boom di lombardi con la pistola: in cinque anni 2.500 licenze in più

Concesse per sport e caccia, calano quelle per difesa personale e guardie giurate. Crescono gli usi impropri

Le licenze

Le licenze

Brescia - Nelle case ci sono più armi. Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero dell’interno, le licenze autorizzate in Lombardia sono 178.965: 2.204 per difesa personale (9 fucili, 2.195 pistole), 77.658 per la caccia, 99.103 per il tiro al volo. In totale sono circa 2.500 in più rispetto a cinque anni fa (176.451 nel 2017). Alla somma si aggiungono i 6.037 porti d’arma delle guardie giurate (5.913 pistole, 124 fucili). Le uniche licenze in continuo calo sono quelle per difesa personale: erano 3mila nel 2017, 800 in più di quante ne sono state rinnovate a fine 2021. Meno porti d’arma da difesa anche per le guardie giurate (-250 in un anno).

Eppure nelle case e per strada si spara di più. Gli omicidi e i reati commessi con armi spesso detenute per fini sportivi e attività venatoria sono in crescita. Da inizio anno l’Opal - l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e di difesa di Brescia - conta già 23 casi sul territorio nazionale. Il database dei delitti (e di quelli tentati) è in continuo aggiornamento: dal 2017 in Lombardia se ne sommano 18. Di questi solo uno - l’oste del Lodigiano che ha sparato durante una rapina - è stato commesso in un contesto di pericolo subìto. Gli altri sono nati in ambiti familiari o tra conoscenti, nei confronti di donne (femminicidi), parenti o vicini di casa. Da inizio anno l’Osservatorio dell’Opal ha iscritto nel registro dei crimini commessi con armi regolarmente detenute tre nuovi casi. Ad aprile, a Treviglio, in provincia di Bergamo, una donna in possesso del porto d’armi per fini sportivi ha esploso diversi colpi nei confronti del vicino di casa, sceso in strada con il cane. Una sparatoria fatale, che ha coinvolto anche la moglie della vittima, rimasta ferita. La donna deteneva un revolver calibro 38 dal 2015. L’autorizzazione doveva essere rinnovata a giugno, dopo la proroga concessa durante lo stato d’emergenza legato al Covid.

A giugno, a Gambolò, nel Pavese, è stato un fucile da caccia a uccidere il figlio della badante di un anziano. L’uomo, 85 anni, deteneva regolarmente l’arma. Pochi giorni dopo a Vanzaghello, nel Milanese, un appassionato di tiro e di poligono viene ucciso da una donna con una delle armi regolarmente detenute della vittima, trovato nel letto senza vita. Gambe incrociate e tutto in ordine. Con la stessa pistola, la donna si è poi uccisa ed è caduta dal balcone finendo nel cortile.

A Corte Franca, nel Bresciano, la notte di Ferragosto la tragedia è stata evitata solo per poco. Una guardia giurata in compagnia due amici ha trasformato una via in un poligono. Si è messo a sparare contro i cartelli stradali e i pali della luce. Un colpo ha deviato la traiettoria, ha raggiunto una palazzina e ha centrato in pieno petto un bambino di neppure due anni, uscito sul balcone per i continui botti provenienti dall’esterno. Il proiettile gli ha lesionato un polmone. Dopo dieci giorni di ricovero in ospedale, di cui due in terapia intensiva, e un intervento chirurgico all’ospedale di Bergamo è tornato a casa. La guardia giurata è indagata per lesioni gravissime, esplosioni pericolose e danneggiamenti. Le armi, detenute regolarmente, sono state sequestrate.