Coronavirus, morti a Bergamo: 50 denunce in un giorno

Il comitato nato online, mercoledì in Procura gli esposti dei parenti delle vittime. "Mattarella in città? Speriamo ci incontri"

Il trasporto delle salme

Il trasporto delle salme

Bergamo, 9 giugno 2020 - Lo hanno chiamato "Denuncia day", ma più che un momento simbolico vuole essere un primo passo verso l’obiettivo finale: l’accertamento della verità per ottenere giustizia. Il "Denuncia day" si svolgerà domani in piazza Dante, nel centro di Bergamo, dove ha sede la Procura della Repubblica. A promuoverlo il comitato "Noi denunciano – verità e giustizia per le vittime di Covid-19" , i cui rappresentanti consegneranno alla magistratura orobica le prime 50 delle oltre 200 denunce raccolte tra i familiari delle vittime del coronavirus.

Il comitato è nato dall’omonimo gruppo Facebook, che attualmente è arrivato a contare 55mila iscritti. Una protesta, questa, che dalla piazza virtuale del social network si è fatta presto concreta e, sopratutto, si è strutturata e ben organizzata. "Le tante denunce che abbiamo raccolto – spiega il presidente del comitato, Luca Fusco – sono ognuna una storia di dolore ma anche di rabbia per come è stata gestita la situazione durante la pandemia. C’è infatti un “filo rosso” che secondo noi le accomuna tutte e cioè quello del fallimento di un sistema che di fronte all’emergenza si è mostrato totalmente impreparato e che ha evidenziato l’inadeguatezza di un modello organizzativo basato solo sugli ospedali e non sulla medicina di base".

Le denunce dei familiari delle vittime infatti riguardano soprattutto la mancata informazione dei pazienti e dei loro parenti circa i rischi legati all’infezione, soprattutto durante la prima fase dell’emergenza del contagio. Ma anche l’assenza di dispositivi di protezione individuale nelle strutture sanitarie e la "mancanza di una medicina del territorio efficace e tempestiva" per la gestione dei pazienti Covid a domicilio. C’è poi la questione dell’ospedale di Alzano Lombardo e della mancata organizzazione della “zona rossa” in Valle Seriana.

«Qualcuno ci deve spiegare – riprende Luca Fusco – perché a Codogno con un contagiato è stato chiuso l’ospedale e pochi giorni dopo è stata istituita la zona rossa in tutto il Basso Lodigiano, mentre in Valle Seriana questo non è stato fatto. Un provvedimento che riteniamo fosse opportuno e non solo per la Bergamasca, perché – sottolinea ancora il presidente del comitato – siamo convinti che con la zona rossa in Valle Seriana forse non ci sarebbe stato bisogno di proclamare il lockdown per tutta Italia".

Interrogativi e considerazioni a cui la Procura di Bergamo adesso sarà chiamata a rispondere. Il Comitato "Noi Denunceremo", infatti, più che nella protesta di piazza crede nella via istituzionale per portare avanti la propria battaglia di verità. Una battaglia fatta in nome delle oltre 6mila vittime e dei 15 mila contagiati della terra bergamasca. Anche per questo il Comitato chiede che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontri i parenti delle vittime il 28 giugno, giorno in cui sarà in visita a Bergamo. "Sarebbe un riconoscimento – sottolinea Consuelo Locati, avvocato e membro del comitato – per quello che stiamo facendo, ovvero dare voce a persone che chiedono semplicemente la verità".