Bergamo, svolta dopo le proteste: case Aler a un’altra società

Il Comune ha deciso di affidarne la cura a “Metropolitana Milanese“

Un edificio di edilizia popolare a Bergamo

Un edificio di edilizia popolare a Bergamo

Bergamo - Clamorosa svolta nella gestione del patrimonio residenziale comunale di Bergamo. Dopo le numerose proteste dei residenti sullo stato degli immobili, il Comune ha deciso di trasferire, dopo 8 anni, la gestione delle case popolari da Aler alla società “Metropolitana Milanese Spa“, azienda multiservizio che gestisce già 28mila appartamenti nel Milanese e che dal 2014 si occupa anche degli immobili del Comune di Milano: a partire dal 1 gennaio 2023 e per il prossimo decennio, i 986 alloggi (dove vivono 1.619 inquilini), più 343 tra box e posti auto, verranno gestiti da “MM Spa“. Una decisione che ha suscitato vivaci reazioni.

«Dopo un primo periodo di forte collaborazione e di cospicui investimenti - spiega il sindaco Giorgio Gori -, che ha visto la sistemazione di oltre 200 alloggi e relative nuove assegnazioni, si è osservata, però, una riduzione dell’efficacia del servizio in termini di manutenzione, aumento della morosità e poca trasparenza nella circolazione dei dati. Aler Bergamo ha espresso la volontà di non rinnovare ulteriormente la convenzione in atto, che sarebbe scaduta in maniera naturale il prossimo 31 dicembre 2022. La nostra scelta è quindi caduta su Metropolitana Milanese e ci sono tutte le premesse affinchè si verifichi un cambio di passo positivo. L’obiettivo primario è garantire maggiore efficienza nella gestione del nostro patrimonio residenziale pubblico". Diversi gli elementi innovativi che verranno introdotti tra il controllo della gestione finanziaria e amministrativa del patrimonio e la pronta manutenzione ordinaria e periodica.

«Quella del Comune di Bergamo di affidare a terzi la gestione delle case popolari è una decisione unilaterale e appare alquanto strana, frutto di scelte politiche e non tecniche - ribatte Fabio Danesi, presidente di Aler Bergamo, Lecco e Sondrio -. Palazzo Frizzoni negli anni scorsi era in difficoltà per lo scandalo ‘affittopoli’ e il 60% delle abitazioni risultavano non a norma, con gravi problematiche tecniche e impiantistiche e coperture fatiscenti. Dal 2015 Aler ha sistemato e razionalizzato l’intero patrimonio e ora il Comune utilizza il lavoro svolto da Aler, vanificando gli sforzi che la struttura regionale ha compiuto in 8 anni. Respingo ogni accusa relativa alla mancanza di trasparenza, mentre il rinnovo della convenzione poteva avvenire solo in maniera bilaterale".