Imprenditore di Almè bloccato in Cina, nuovo Sos

Secondo il fisco cinese deve versare 30 milioni di yuan

Valentino Sonzogni, imprenditore 50enne di Almè

Valentino Sonzogni, imprenditore 50enne di Almè

Almè (Bergamo) - 19 giugno 2018 - Nuova richiesta d’aiuto al governo italiano e all’Europa di Valentino Sonzogni, imprenditore 50enne di Almè, dal 7 dicembre scorso bloccato in Cina (non è in stato di arresto, ma non può uscire dal paese) perché, secondo il fisco cinese deve versare nelle sue casse 30 milioni di yuan, l’equivalente di quasi 4 milioni di euro, a causa di una società di abbigliamento chiusa dal cittadino bergamasco nel 2010. Lui era legale rappresentante, ma, non parlando cinese e non sapendo come muoversi nel paese della Grande Muraglia, tutta la gestione era in mano a un general manager locale («Non ho mai avuto compiti operativi»). E’ a lui che Sonzogni aveva dato l’incarico di liquidare tutto. Invece il general manager aveva venduto la società a un malfattore che l’aveva usata per frodare il fisco cinese, con appunto un debito di 30 milioni di yuan.

Attraverso Facebook, Sonzogni è tornato a chiedere di «far cessare questa moderna e subdola forma di tortura». «E’ ingiusto - scrive l’imprenditore di Almè - che un essere umano venga lasciato soffrire, che veda la sua vita, la sua libertà, la sua salute, messe in pericolo. Di quelli come me, nessuna parla. Ma la nostra autorità italiana è perfettamente a conoscenza della mia situazione.

La procedura per risolvere il mio caso rischia di durare diversi anni. Di fronte a questa situazione, la nostra politica italiana, ma soprattutto europea, non può rimanere indifferente. Deve intervenire pesantemente sul governo cinese: si devono applicare in Europa contromisure punitive a livello commerciale. E se non basta, bisogna colpire gli interessi cinesi in Europa. Fate qualcosa per favore. Salvateci. Prima che sia troppo tardi».