A Sesto corso di nuoto per musulmane: «Opportunità per le donne arabe»

Il presidente della società Geas che gestisce la piscina comunale, Giorgio Oldrini: "C’è stata una richiesta da parte di una comunità che spesso limita le donne e restringe le loro possibilità" di Laura Lana

Giorgio Oldrini, presidente Geas

Giorgio Oldrini, presidente Geas

Sesto San Giovanni, 16 ottobre 2014 - «Tra i pro e i contro, al Geas è parso che fosse prevalente il vantaggio sociale di dare un’opportunità alle donne arabe». Giorgio Oldrini, presidente della polisportiva rossonera, risponde così al polverone di polemiche, sollevato dopo che Il Giorno ha annunciato il corso per nuoto riservato a sole donne e organizzato dal centro islamico sestese a partire da gennaio nella piscina Olimpia, di proprietà del Comune e gestita dal club.

Oldrini, tutti d’accordo in Geas? «Nella polisportiva ogni sezione è autonoma e, quindi, è stata una scelta del Nuoto. Ci sono stati pareri contrastanti. C’è chi sostiene che si tratti di atto discriminatorio. Tutte argomentazioni che hanno un senso, perché il tema è vero e complesso, ma la discussione dovrebbe essere al di là del corso di nuoto».

Alla fine hanno prevalso i sì? «C’è stata una richiesta da parte di una comunità che spesso limita le donne a fare un passo avanti e restringe le loro possibilità. Questa iniziativa può essere un contributo, abbiamo valutato che questa opportunità fosse prevalente sul resto. Perché le donne avranno la possibilità di uscire, socializzare, incontrare nuove persone e fare uno sport che normalmente non possono praticare».

Il nodo rimane. «C’è un problema di discriminazione verso gli uomini. Tutte le donne possono invece entrare, anche se il lunedì mattina la piscina è deserta».

C’è anche una discriminazione sul luogo di lavoro, perché potranno lavorare solo istruttrici. «Sì, in un certo è vero e sarà al contrario: in genere sono le donne a subirle. Ma spazi e tempi sono comunque ridotti e limitati».

Lei è stato sempre un femminista. Da primo cittadino, per difendere la dignità della donna, votò addirittura la mozione anti burqa presentata dalla Lega. «Ma anche io mi sono macerato. Da sindaco ricordo uno scontro con un italiano musulmano che non voleva che il figlio avesse un’istruttrice donna a nuoto».

Il motto Geas non è sempre stato «Sport per tutti»? «Lo è ancora. Quando mio padre Abramo inaugurò la piscina scoperta ci furono diverse polemiche, perché si diceva che favoriva una situazione di promiscuità. I dirigenti Geas furono presi per pazzi anche quando aprirono al basket femminile: i genitori venivano a ogni allenamento per controllare le figlie».