La droga promessa non arriva, prigioniero dei pusher per quattro giorni

A processo l’odissea di un 19enne intermediario colognese. Il giovane si offrì di fare da intermediario per una fornitura di ecstasy ma fu a sua volta raggirato. Da qui la disavventura con una prigionia di quattro giorni di Stefania Totaro

Nel film Alpha Dog un gruppo di giovani rapisce un ragazzini per la droga mai consegnata

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Cologno Monzese, 17 marzo 2015 - Tenuto per quattro giorni prigioniero da due marocchini a cui doveva procurare la droga. Vittima nel 2008 Alessandro V., allora diciannovenne, residente a Cologno Monzese, sentito ieri come parte offesa nel processo davanti alla Corte di Assise di Monza che vede uno dei due sequestratori, Mustapha B., latitante, imputato di concorso in sequestro di persona a scopo di estorsione. Un altro marocchino, Mohamed B., cugino del primo, ha scelto di essere processato con il rito abbreviato al Tribunale di Milano (il processo è ancora in corso) mentre per questa vicenda la vittima del sequestro è stato condannato con il rito abbreviato a Milano a 2 anni e 8 mesi di reclusione per droga.

Il ragazzo ha raccontato di aver sentito al bar che Mohamed cercava mille pastiglie di ecstasy ed era disposto a pagarle 3.500 euro e si era offerto di fare da intermediario tra il marocchino e un fornitore, trovato tramite un suo conoscente, in cambio di 300 euro. Ma, alla consegna del denaro a Carugate, il fornitore aveva preso il denaro ed era scappato. Il diciannovenne era stato allora caricato in auto da Mohamed che, con la presunta complicità del cugino, lo aveva tenuto prigioniero in una casa a Cologno al Serio. Solo l’intervento della madre e del compagno della donna, che avevano chiamato i carabinieri e rintracciato il fornitore truffatore, aveva permesso la liberazione del giovane in uno «scambio di prigionieri» tra il giovane e il fornitore, organizzato in realtà dai militari alla stazione ferroviaria di Treviglio, dove poi sono stati presi i rapitori.

«Mohamed mi ha fatto salire sulla sua auto minacciandomi e mostrandomi una pistola che aveva sotto il bracciolo - ha raccontato Alessandro V. - Quando sono arrivato nella casa è giunto anche il cugino Mustapha, che aveva il lato destro della faccia sfregiato, e mi ha malmenato dicendo che avrebbe sfregiato anche me se non restituivo o i soldi o la droga. Dalla paura avevo degli attacchi di vomito. Una sera ho cercato di scappare mentre dormivano ma la porta ha fatto rumore e si sono svegliati. Mustapha mi ha puntato il coltello alla gola e mi ha picchiato. Mi facevano chiamare il fornitore, ma lui dava appuntamenti ai quali poi non si presentava. Mi hanno fatto anche telefonare a mia mamma, che si era offerta di dare lei i soldi ai marocchini per farmi liberare. Poi insieme al suo compagno e a mio zio, la mamma è riuscita a rintracciare il fornitore e hanno offerto uno scambio ai marocchini. Ma avevano chiamato i carabinieri». Il processo continua l’11 maggio. stefania.totaro@ilgiorno.net