Sesto, sul Centro disabili il Comune s’arrende. E il business fa già gola alla Pelucca

Via al tavolo negoziale sulla procedura d’esternalizzazione

Una recente protesta dei dipendenti

Una recente protesta dei dipendenti

Sesto San Giovanni (Milano), 29 luglio 2015 - Oggi il tavolo negoziale sul Centro diurno disabili si aprirà con la prima manifestazione d’interesse. Perché la procedura di esternalizzazione non è ancora iniziata, ma c’è già un compratore. Come da pronostico, è la Fondazione La Pelucca.

La onlus – che gestisce casa di riposo, hospice, minialloggi e altri servizi – ha trasmesso all’amministrazione la delibera del 13 luglio del cda che esprime la possibilità di «prendere in considerazione anche un ulteriore ampliamento della gamma di servizi alla persona, nell’ottica di completamento delle attività volte alla tutela integrata della fragilità, occupandosi in modo più puntuale anche della disabilità semiresidenziale».

Così, vista la volontà del Comune di dare fuori il Cdd, la Pelucca presieduta da Cristina Bombelli si fa avanti. «A condizione che il progetto complessivo risulti sostenibile giuridicamente, economicamente e organizzativamente per la Fondazione». Perché il  privato non solo dovrà aprire un Cse, ma si vedrà assegnato pure il personale educativo, assistenziale e parte degli autisti: la titolarità del rapporto di lavoro resterà in capo al Comune ma i dipendenti saranno gestiti dall’affidatario. Che dovrà mantenere il contratto rnti locali e gli scatti di anzianità.

Materia di contrattazione sarà l’asciugatura del contratto di 18 educatori, 6 Asa e 3 autisti, che hanno un costo aziendale complessivo di quasi 900mila euro: servizio aggiuntivo di 120 ore annue da recuperare 24 mesi dopo ed eliminazione dell’indennità da disagio. Una partita che potrebbe valere 75mila euro e che si gioca al tavolo con il dirigente del Personale Livio Tranchida, ex direttore della Fondazione.

Per ora i sindacati tentano il braccio di ferro: bene che i lavoratori rimangano comunali, ma nessuna stortura del contratto. Oggi il Cdd ha un costo di gestione di 1.262.047,98 euro l’anno. Il Comune si arrende e si dice non più attrezzato a erogare il servizio dal punto di vista economico e organizzativo.

Eppure basta dare un’occhiata al rapporto utenti-minutaggio per capire che, se solo si fosse messo mano all’assetto, la gestione sarebbe potuta rimanere pubblica. Il Cdd Magnolia ha 30 utenti, 10 educatori e 2 asa, mentre il Mimosa ne ha 22 con 8 educatori (2 a 24 ore settimanali) e 3 asa. Secondo i criteri Asl, nel primo devono essere garantiti almeno 17.350 minuti a settimana e nel secondo 17.300. Il minutaggio va coperto al 50% da educatori, al 20% da asa e al 30% misto.

A prima vista uno standard ampiamente superato dal personale per oltre 5mila minuti. Tuttavia, bisogna fare i conti con i tassi di assenteismo, che per le asa arrivano al 22%. Se si prende una settimana qualunque, al Magnolia mancano 4 minuti tra le asa e al Mimosa 346.