Bonucci accende il Milan: "Con un bomber siamo da vertice"

Leo parla da capitano e da leader: l'uomo forte della nuova società spiega le scelte dell'estate, i traguardi nel mirino e la strada per arrivarci

Leonardo Bonucci (LaPresse)

Leonardo Bonucci (LaPresse)

Milano, 15 agosto 2017 - Sereno, deciso, convinto delle proprie scelte. Leonardo Bonucci, nel chiacchierarci assieme, è l’espressione di quel che si vede in campo. Esprime leadership, voglia di emergere. Solo lo fa con dei colori sociali e uno stemma all’altezza del cuore diverso da quelli che ha vestito negli ultimi sette anni. Il suo passaggo dalla Juventus al Milan è il trasferimento dell’estate per distacco, in attesa che il mercato lanci gli ultimi botti estivi. Qualche intoppo burocratico gli ha impedito di esordire a San Siro contro il Craiova, rimandando la prima presenza in casa a giovedì 17 contro lo Shkendija. Lui è entrato assieme a Biglia sul terreno di gioco a pochi minuti dal fischio d’inizio della prima stagionale in casa e il boato dagli spalti è stato pari a quello che segue un gol. Come se la società avesse segnato una rete alla Juve, rivale storica, agli albori di quella lunga partita che è la stagione calcistica.

Si aspettava questa accoglienza?

«Mi ha sorpreso, credevo ci fosse più scetticismo. L’atmosfera di San Siro mi ha emozionato, è un effetto che non mi capita di vivere così facilmente. Spero di vedere ancora 65mila persone giovedì prossimo». Sarà il suo esordio al Meazza e avrà la fascia di capitano al braccio. «Una responsabilità importante. La società, l’allenatore i compagni hanno deciso in questo modo e li ringrazio, non era qualcosa di previsto negli accordi iniziali. Ho parlato anche con Montolivo, lui sa che non è stata una decisione presa da me, ma da tutti. Più importante ancora di chi indossa la fascia sarà creare uno spogliatoio unito».

Dopo un mese in gruppo, vede i giusti presupposti?

«Sì. Mi ricorda molto quel che accadde al primo anno di Conte alla Juventus. C’era una rivoluzione in atto, con una società pronta a investire. Arrivarono dal mercato alcuni buoni giocatori, ma parte di questi non erano ancora campioni. Sono convinto che anche al Milan cresceremo e ripartiremo verso una nuova era». Ma davvero la trattativa è durata solo tre giorni? «Confermo. Gli amori nascono subito o non nascono. Al Milan mi hanno fatto sentire importante, mi è stato offerto un quinquennale. E mi sono sentito subito a casa. Per me questa è una nuova sfida».

Ha avuto anche altre offerte, magari dall’Inter?

«Da loro no, ma dall’estero sì e con un ingaggio superiore a quello che prendo qui. Non ho fatto una scelta legata ai soldi». Si è comunque lasciato alle spalle sette anni in bianconero. «Alla Juventus sarò sempre riconoscente, sono stato alla grande, ma per me adesso è il passato. Hanno fatto le loro scelte e io ho fatto le mie di conseguenza. È normale che tutto è partito da quanto è successo a Oporto, anche se di cose ne erano accadute altre in precedenza. Dopodiché la società ha accettato l’offerta del Milan in due giorni».

Pensa che i suoi ex compagni siano più deboli senza di lei?

«Questo lo dirà il campo. In ogni caso la Juve ha avuto una storia ultracentenaria prima che arrivassi io e ce l’avrà anche dopo».

Ha pensato all’eventualità che possa nuovamente incontrare Allegri in futuro? Magari in nazionale...

«Mi risulta che Ventura abbia rinnovato fino al 2020, ma se anche dovesse accadere più avanti non ci sarebbe alcun problema. Siamo dei professionisti. Oggi sono concentrato sul presente».

Torniamoci, allora, al presente: come ha vissuto la reazione dei suoi ex tifosi sui social?

«Ho sempre fatto le mie scelte a prescindere dalle opinioni altrui, in caso contrario sarei andato via dalla Juventus dopo il mio primo anno. Non provo rancore verso chi mi ha insultato e magari un minuto prima mi osannava. L’era dei social ha reso tutti più liberi di dire cose anche poco gradite. Fa parte del gioco».

Ha già immaginato come sarà il ritorno a Torino da ex?

«Non ancora, ma preparerò la partita esattamente come tutte le altre».

La sua esultanza, in caso di gol, cambierà?

«Quella me la porto dietro da quando eravamo piccoli, con i miei amici. Resterà la stessa».

Crede che il Milan abbia ridotto il margine tecnico con la Juventus?

«I bianconeri e il Napoli, che ha cambiato poco e ha inserito innesti interessanti, li vedo un gradino sopra. Subito dopo metto noi, la Roma e l’Inter».

Una punta centrale di alto livello potrebbe cambiare queste gerarchie?

«Ci faciliterebbe il compito e chiuderebbe il cerchio di un grande mercato, anche se le prime due sono collaudate e con il coltello tra i denti».

Non è che suo figlio Lorenzo, da tifoso del Torino, le ha chiesto di non far prendere Belotti ai suoi dirigenti?

«Non è successo (ride, ndr) ma lui è un bambino, deve pensare a divertirsi come è giusto che sia. Ho conosciuto Andrea ed è un trascinatore. Non so però se arriverà lui o qualcun altro». Come sta andando con Montella? «Bene, ha tanta voglia di vincere, delle idee ben precise. Diverse dalle altre che ho riscontrato in carriera, soprattutto per quanto riguarda la difesa a quattro». Lei preferirebbe giocare a tre? «Non ho alcun problema con nessuno dei due schieramenti, è un luogo comune. Anzi, a tre c’è più campo da difendere...».

Parla già da allenatore.

«Mi piacerebbe farlo, tra sei o sette anni però. Ci penso da quando ho conosciuto Conte. Credo che per idee e passione sarei un tecnico molto simile a lui. Insieme a Ventura è la persona che più mi ha formato a livello tattico. Porto con me qualcosa di ogni allenatore che ho avuto in carriera».

Da un anno ha ritrovato il suo vecchio mister in nazionale. Sensazioni in vista della Spagna?

«Andiamo a giocarcela. Dovremo dare anche più del massimo, ma abbiamo già dimostrato di potergli dare fastidio».

Può essere penalizzante il fatto di giocare questa partita a settembre?

«La condizione conta relativamente in appuntamenti di questa portata. E poi non saremo al top, ma nemmeno al minimo. Personalmente credo di essere già al 70-80% della forma».

Meglio vincere un Mondiale o la Champions League?

«La seconda sono andato vicino a conquistarla e spero di alzarla con il Milan, ma io sono uno che ha sempre voglia di prendere tutto».

Aveva anche voglia di tornare a Milano, avendoci già vissuto?

«Sicuramente l’ho trovata cambiata, più moderna, rispetto ai tempi in cui ero all’Inter e facevo il liceo. In questi giorni ho preso anche la metropolitana. Mi piace vivere ‘normalmente’, quando ne ho la possibilità e vorrei che i miei figli comprendessero cosa significa il vivere quotidiano, anche nelle piccole cose».

Riporterà suo figlio allo stadio a vedere il Torino?

«Certamente sì, se dovesse chiedermelo. Anche perché i calciatori non sempre riescono a vivere alcune esperienze da padre. In ogni caso Lorenzo era contento anche quando gli ho dato il completino del Milan...».

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