Maugeri, il pm: "Ex direttore generale eseguiva gli ordini di Formigoni"

La requisitoria dei pm potrebbe finire con le richieste di condanna nella prossima udienza, già fissata per il 15 aprile

Fondazione Maugeri (Torres)

Fondazione Maugeri (Torres)

Milano, 11 aprile 2016 - Il direttore generale della sanità lombarda Carlo Lucchina, «che gestiva una spesa sanitaria che in Regione vale ben 17 miliardi», «batteva i tacchi di fronte a Roberto Formigoni, assecondava le sue richieste ed eseguiva i suoi ordini aderendo in questo modo al piano criminoso». Questo uno dei passaggi della requisitoria al caso Maugeri del pm di Milano Laura Pedio, iniziata lo scorso 6 aprile e ripresa stamattina.

Il pm nel suo intervento nel processo che vede imputate 10 persone, tra cui l'ex Governatore Formigoni, lo stesso Lucchina e il faccendiere Pierangelo Daccò, ha evidenziato come tra il 2003 e il 2007 «Daccò accedeva all'ufficio di Lucchina con appuntamenti fissati direttamente dalla segreteria del Presidente». E l'allora dg della sanità lombarda, ha aggiunto il pm, «sapeva benissimo che mestiere faceva Daccò», il quale, secondo l'accusa, sarebbe stato il «collettore delle tangenti» per il 'Celeste', il quale avrebbe ricevuto circa 8 milioni di euro in benefit di lusso in cambio di stanziamenti regionali a favore della Fondazione Maugeri e del San Raffaele. Tra Lucchina e Daccò ci sarebbero stati «ben 270 incontri e nessun altro ente venne mai ricevuto con questa frequenza da Lucchina». Lucchina che, invece, sentito davanti ai giudici, ha provato a fornire, secondo il pm, una «versione surreale».

Quando, poi, l'allora assessore alla Sanità Alessandro Cé nel 2005 «decise di eliminare le tre funzioni non tariffabili con una riduzione di 134 milioni di euro, Formigoni intervenne su di lui a gamba tesa». E anche se poi, alla fine, quelle tre funzioni vennero comunque eliminate, la Maugeri e il San Raffaele con due delibere ad hoc ottennero nel 2009 «rispettivamente 26 e 58 milioni di euro attraverso incrementi su altre funzioni». In sostanza, secondo l'accusa, le delibere venivano costruite ad arte «per dare agli enti amici del Presidente Formigoni le somme che chiedevano in un crescendo continuo». Il tutto veniva fatto, a detta del pm, «senza alcuna rilevazione dei costi e come disse Cè era tutto 'un baluginare di numeri'». La requisitoria dei pm potrebbe finire con le richieste di condanna nella prossima udienza, già fissata per il 15 aprile.

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