Oh mia bela Madunina, il viaggio della copia della statua da Nola ai padiglioni di Expo

La copia fedele del simbolo meneghino sarà all’ingresso del sito. Finora l’avevamo ammirata dalla piazza guardando la guglia più alta del Duomo. Per il metodo di fusione è stato utilizzato quello a “cera persa“, lo stesso dei Bronzi di Riace di Giambattista Anastasio

La (vera) Madonnina del Duomo di Milano

La (vera) Madonnina del Duomo di Milano

Nola, 27 aprile 2015 - La verità è che non smetteresti mai di guardarla. Perché due occhi sono pochi. Perché per ogni sguardo c’è un particolare. Perché viene da pensare a quanti altri particolari ci siano e a quanti te ne stia perdendo. Impossibile trovare la giusta distanza alla quale ammirarla. Più vicino per farsi travolgere dalla potenza dolce e pacificatrice dei suoi occhi. No, meglio un poco più lontano per farsi invadere dalla sua luce rassicurante e abbandonarsi idealmente tra le sue braccia, tese a protezione del mondo. È così che ti ritrovi a girarle intorno, ad andare ora avanti e ora indietro: uno zoom in carne e ossa. La verità è che non te ne separeresti mai perché sembra parlarti. E soprattutto perché finora quella statua l’abbiamo amata senza averla mai vista e conosciuta davvero. Quella di Giorgio Cioni è stata vera intuizione: vista da vicino, come dal 1774 non è mai stato possibile, fa tutto un altro effetto. Nei suoi occhi si vorrebbe restare per ore. 

Non si fosse capito, è la statua che riproduce, fedele anche nelle dimensioni, la Madonnina che svetta sulla guglia maggiore del Duomo di Milano. La statua che dal primo maggio sarà in mostra sul sito dell’Expo di Milano, nel padiglione della Veneranda Fabbrica del Duomo, immediatamente a ridosso dell’ingresso Est e del padiglione Zero, quello che fa da anticamera al tour. La realizzazione dell’opera è iniziata ad ottobre per concludersi solo sabato, solo l’altroieri. Quelle pubblicate in questa pagina sono, allora, fotografie in esclusiva e in anteprima: eccola la Madonnina dell’Expo: Foto scattate laddove la statua è stata creata: a Nola, nel laboratorio dell’«Antica Fonderia Nolana» della famiglia Del Giudice, dinastia campana della fusione secondo il metodo della cera persa, quello antichissimo, quello usato anche per i Bronzi di Riace. La Madonnina ora è pronta e oggi, alle prime luci dell’alba, partirà alla volta di Milano a bordo un tir.

Tredici ore di viaggio prima di approdare sul sito dell’Expo. Alta 4,6 metri (se si considera anche la corona stellata che ne cinge il capo), la statua pesa 14 quintali, è costituita da 26 pezzi e ricoperta da 4750 fogli d’oro 24 carati. La Madonnina sarà trasportata distesa, gli occhi e il grembo verso il cielo e letteralmente sospesa in aria: lo scatolone studiato appositamente per lei ha uno scheletro di ferro con un gancio su un lato. A questo gancio sarà attaccata la testa della Madonnina e non servirà altro: il resto della statua resterà automaticamente in sospensione evitando così ogni contatto con altre superfici e i rischi di eventuali sobbalzi durante il viaggio. Sospesa sì, ma anche leggermente reclinata su un fianco. Una soluzione che consente di ridurre artificiosamente l’ampiezza del suo abbraccio: tra la mano destra e la sinistra ci sono 2,70 metri. Ma sarà come ci fossero 30 centimetri in meno.

L'idea, come accennato, si deve a Giorgio Cioni. Organizzatore di eventi, fu proprio Cioni a proporre alla Veneranda Fabbrica del Duomo di realizzare una copia della Madonnina da esporre durante l’Expo con lo scopo di rendere possibile ciò che non era mai stato tale: consentire ai milanesi e ai turisti di vedere da vicino la statua simbolo della città, fin dal 1774 amata solo da lontano, dalla guglia maggiore della cattedrale. «A papà Pasquale sono brillati gli occhi quando ha visto la Madonnina da vicino» ricorda Marcello Del Giudice, uno dei quattro fratelli della dinastia della Fonderia Nolana. Un’idea subito sposata dalla Veneranda. E poi accolta da Giuseppe Sala, commissario unico dell’Expo, che ha voluto la Madonnina sul sito dell’evento. Qui la si vedrà in cima ad una scalinata che nel punto più alto si slancerà a 8,90 metri dal suolo, a rappresentare «il cammino del popolo milanese nella storia» e l’ascesa spirituale alla quale richiama il monumento. I gradini saranno attraversati da un rivolo d’acqua, mentre dietro la Madonnina ci sarà una vera e propria cascata.

Eppure è talmente bella anche così, anche qui, nell’assolata nudità di un capannone della zona industriale di Nola pensato, come ovvio e come tutti i capannoni del mondo, per essere culla e non vetrina di opere. Di opere d’arte in questo caso. Forse nessuno guarda la Madonnina come papà Pasquale. Insieme ai suoi figli ha infine deciso di donare la statua alla Veneranda Fabbrica e quindi a Milano. Nulla in cambio. Perché? «Un po’ per fede e un po’ perché è l’opera più importante tra le tante da noi realizzate. Basta l’onore di averci messo la firma». giambattista.anastasio@ilgiorno.net