Evitò una strage alla Santa Barbara: "Caporale vittima di terrorismo"

Riconosciute a Laveneziana l’invalidità e un indennizzo da 15mila euro

Guido Laveneziana (Newpress)

Guido Laveneziana (Newpress)

Milano, 21 ottobre 2016 - Quella mattina del 12 ottobre 2009 si ritrovò a indossare i panni dell’eroe quasi per caso. Era lui di servizio all’entrata della caserma Santa Barbara quando si presentò all’ingresso il terrorista libico Mohamed Game, determinato a far deflagrare un ordigno rudimentale all’interno della struttura militare di piazzale Perrucchetti. Il caporale dell’Esercito Guido Laveneziana (nella foto), all’epoca ventenne appena arruolato, non ci pensò due volte e si parò davanti al kamikaze evitando una strage. La bomba artigianale esplose: il caporale brindisino fu lievemente colpito da una scheggia; Game, poi condannato dalla Corte d’assise d’appello a 14 anni di carcere per quell’attentato, subì l’amputazione della mano destra e irreversibili lesioni agli occhi.

A distanza di 7 anni, emerge ora che nel 2013 il Ministero della Difesa ha avviato, su istanza di Laveneziana, un procedimento amministrativo "volto al riconoscimento dei benefici di vittima del terrorismo e del dovere". Un procedimento allungato all’infinito dalla burocrazia, tanto che qualche mese il legale dell’ormai ex caporale (è in congedo) ha presentato ricorso al Tar per "la mancata conclusione nei termini del procedimento", stigmatizzando l’inerzia del Ministero.

Nel frattempo, però, la diatriba giudiziaria si è ricomposta, se è vero, come si legge in una sentenza pubblicata ieri, che i giudici del Tribunale amministrativo hanno dichiarato "cessata" la materia del contendere. Sì, perché i funzionari di via XX Settembre hanno finalmente riconosciuto a Laveneziana lo status di "vittima del terrorismo" e un’invalidità al 6% legata "alla ferita lacero-contusa di circa 2 centimetri di lunghezza a livello zigomatico esterno destro e a un disturbo post-traumatico da stress a esordio tardivo". Inoltre, il Ministero ha concesso al militare una "Speciale elargizione" per un importo complessivo di 14.484 euro. Quasi 15mila euro per un atto di eroismo che all’inizio valse a Laveneziana complimenti ed encomi altolocati. Col passare delle settimane, però, del ragazzo con la passione per la divisa si persero le tracce. E il 9 dicembre del 2009, meno di due mesi dopo l’attentato alla Perrucchetti, il caporale fu congedato, senza nemmeno riuscire a presentare la domanda per la "rafferma" causa punteggio troppo basso. "Sono deluso e un po’ arrabbiato, non ho più sentito nessuno", si sfogò Guido in un’intervista al Giorno datata 20 ottobre 2010. Il giorno dopo, fu l’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa ad annunciare l’immediato rientro in servizio di Laveneziana per sei mesi a Torino: "Ho sanato una piccola involontaria ingiustizia – spiegò all’epoca La Russa –. Quando ha presentato la sua domanda, Guido non ha potuto usufruire del punteggio che avrebbe avuto grazie all’encomio che ha ricevuto. Credo sia stato giusto, e senza aver creato disparità, riesaminare il caso".

Il 19 gennaio 2012, invece, ci pensò l’ex sindaco Giuliano Pisapia a "ricomporre una piccola frattura con il caporale, la sua famiglia e forse anche con le Forze Armate", consegnando a Laveneziana l’Ambrogino promesso in epoca Moratti e mai conferito ufficialmente. "Un riconoscimento importante – chiosò Pisapia – su cui Milano si era impegnata da tempo e sono felice di averlo potuto consegnare personalmente all’autore di questo gesto eroico e coraggioso che ha evitato una strage". Oggi Guido non è più un soldato. Sta provando a rifarsi una vita nella sua Ostuni, accanto a mamma Angela e papà Cosimo: "Di tanto in tanto aiuto mio padre nella sua autocarrozzeria", ci confidò all’inizio del 2015. Quel giorno di ottobre non l’ha dimenticato. E neppure lo Stato, che l’ha inserito nell’elenco delle vittime del terrorismo e del dovere.

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