Ortopedico arrestato, interrogato dal pm: verifiche su lesioni sospette

L'attenzione degli inquirenti si starebbe focalizzando solo su 3 - 4 casi 'sospetti' anche se le cartelle sequestrate sono una sessantina

Norberto Confalonieri

Norberto Confalonieri

Milano, 11 aprile 2017 - Al via, in Procura a Milano, l'interrogatorio di Norberto Confalonieri, il chirurgo del Centro Traumatologico Ortopedico milanese ai domiciliari dal 23 marzo scorso con le accuse di corruzione e turbativa d'asta e indagato anche per lesioni sui malati. Il nuovo confronto coi pm Eugenio Fusco e Letizia Mannella arriva nei giorni in cui la Procura ha individuato il perito che dovrà occuparsi nei prossimi mesi di analizzare le cartelle cliniche relative ai presunti casi di lesioni di cui si parla solo nelle intercettazioni. Proprio per la limitatezza del materiale probatorio, il gip ha ritenuto di non accogliere la richiesta dei pm di arrestare Confalonieri anche per questa ipotesi di reato.

A quanto si è  appreso, l'attenzione degli inquirenti si starebbe focalizzando solo su 3 - 4 casi 'sospetti' anche se le cartelle sequestrate sono una sessantina. Tra i casi sospetti, quello di un'anziana paziente del Cto su cui Confalonieri ha detto di essersi "allenato" per imparare una tecnica che poi ha applicato nel privato su una donna di 40 anni. Confalonieri si era difeso in un memoriale sostenendo che la parola "allenamento" era "un'espressione goliardica". Entrambe le donne uscirono dagli interventi col femore rotto.

Secondo l'accusa, il medico per accrescere la sua fama e attrarre sempre più pazienti avrebbe contato sui finanziamenti della Johnson & Johnson e della B.Braun, aziende (indagate con alcuni loro rappresentanti) che producono le protesi per ginocchio e anca che per i pm impiantava anche quando non c'era indicazione terapeutica. In cambio avrebbe ricevuto "compensi in denaro" (28 mila euro in 4 anni per consulenze non dichiarate), apparizioni in tv, copertura dei costi per organizzare o partecipare a convegni e l'uso "gratuito" di una strumentazione speciale che costava alla Johnson&Johnson duemila euro al mese.

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